Giornata contro l’Omolesbobitransfobia: parlano quattro giovanissimi di Arcigay Palermo
Nel 2020 continuano le lotte delle persone LGBTQI+: racconti di vita vissuta e valore di questo giorno
Quarant’anni fa l’arcigay di Palermo è stato il primo arcigay di tutta Italia e, adesso, le nuove generazioni lo portano avanti insieme ai veterani del gruppo.
Anche nel periodo di quarantena, i disagi che passano le persone LGBTQI+ non si fermano, anzi, tutt’altro.
I DATI
Secondo l’indagine statistica di Gay Help Line, il 10% degli studenti italiani pensa che non essere eterosessuali sia una malattia, quando invece già da trent’anni l’omosessualità è stata cancellata dal DSM, il manuale diagnostico dei disturbi mentali.
Questi dati fanno riflettere e portano sempre più valore alla data di oggi: la Giornata Internazionale contro l’Omolesbobitransfobia.
Proprio l’Italia è 35esima nella lista dei paesi gay friendly.
LA QUARANTENA DI ARCIGAY PALERMO
Dato il distanziamento sociale, ad Arcigay Palermo ci si è organizzati con le varie attività in modalità online. Settimanalmente il calendario è abbastanza fitto, sono costantemente attivi sul territorio e oggi quattro giovanissimi dell’associazione ci parlano del loro percorso.
LA PAROLA AI FANTASTICI QUATTRO
Gabriel Mineo è uno studente dell’Università di Palermo, aspira a diventare un educatore ed è un ragazzo trans.
E’ co-coordinatore del Gruppo Trans di Arcigay.
“In questo periodo di quarantena, le autocertificazioni sono state un problema per chi ancora nei documenti d’identità ha il nome anagrafico, e, all’inizio della fase 2, quando si è parlato di ‘congiunti’ c’era stata preoccupazione nel dover essere obbligati a dire controvoglia il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. Ricordiamoci inoltre che l’Italia è prima in classifica per transfobia, seconda a noi la Turchia”.
Eugenio ha le idee chiare riguardo le ragioni per cui lotta giorno per giorno. “Fortunatamente a casa tutti sanno della mia omosessualità ma la famiglia del mio ragazzo no, e durante la quarantena questo è stato molto triste, non potendo nemmeno sentirci per telefono. Dopo la quarantena vorrei tanto tornare alla pienezza della vita“.
Gaia Di Salvo è una psicologa ed è bisessuale. Una categoria che di solito è sempre invisibile perché posta nell’angolo dei “confusi” e inesistenti, ma non è così.
Gaia si è trovata a scoprirsi e ad accettarsi e a portare questo lavoro su stessa anche agli altri.
“Alle persone che ancora non si accettano come bisessuali, prese dai pregiudizi della gente, consiglio di parlare con gente che ci è passata, confrontarsi e fare esperienza di sé e degli altri”.
Sara è una ragazza dolcissima ed è lesbica. Ha tanta forza nonostante non sia riuscita a fare coming out con la madre, difatti, la raccomandazione di stare a casa non è stata semplice da gestire. Proprio per questo, per lei Arcigay Palermo è un posto sicuro, abitato da persone che la fanno sentire leggera con se stessa.
Ci confida che “il mio Pride più bello è stato quello di due anni fa. Ho sentito davvero la libertà scorrermi addosso, ed è stato così soprattutto per le persone che quel giorno avevo al mio fianco. Mi hanno fatto sentire amata attraverso gesti, parole e sguardi pieni d’orgoglio.”