Giovane tunisino pestato in via Maqueda, la morte dopo giorni di agonia: “Spie sociali da non sottovalutare”

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Si è spento in ospedale il giovane tunisino vittima di una brutale aggressione in via Maqueda. L’episodio risale al 4 luglio scorso e da allora il ventenne era stato ricoverato presso il Policlinico “Paolo Giaccone” in condizioni critiche. Una lotta tra la vita e la morte che si è conclusa ieri mattina, intorno alle ore 10.20, presso la Terapia intensiva del Dipartimento di Emergenza Urgenza.

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Sul caso sta indagando la polizia. Nel pomeriggio del 14 luglio la Squadra Mobile di Palermo, in collaborazione con l’omologo Ufficio di Lucca, ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cittadino di origine somala, classe ’96. Intanto, la morte del ragazzo tunisino indigna e fa discutere: “Certamente un episodio inquietante e preoccupante che si aggiunge purtroppo ai tanti gesti di ordinaria follia che sono sempre più frequenti in una città, che è diventata ormai teatro di comportamenti antisociali”, commenta Natalia Re, presidente del Movimento italiano per la gentilezza.

Natalia Re, presidente del Movimento italiano per la gentilezza

“Episodi come questi – aggiunge – sono di una violenza sempre più inaudita e feroce e sono spie sociali che non bisogna assolutamente sottovalutare perché testimoniano la devianza di una società che è andata oltre ogni confine di umanità e di ragionevolezza. Occorre una serie riflessione perché non si può fare finta di nulla di fronte a questi gesti che rappresentano segnali di un disagio più diffuso che coinvolge le giovani generazioni e che si manifesta con modalità di comportamento antisociali. Un disagio che a volte nasce o più semplicemente non trova spazio di espressione nell’ambiente familiare ma
attraverso la violenza traduce il malcontento e la problematicità in comportamenti non leciti”.

“Nell’esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia come MIG – conclude Natalia Re – ribadiamo il nostro impegno per promuovere processi di alfabetizzazione emotiva e siano pronti a collaborare con le istituzioni per lanciare protocolli d’intesa e progetti di comunicazione per una corretta formazione già a partire dalle scuole perché è lì che si formano i giovani del futuro”.

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