Un giudice a Bari vendeva sentenze, un altro a Milano campava a sbafo

Il giudice di Bari avrebbe stretto da tempo con un avvocato un accordo corruttivo in cambio di somme di denaro, quello di Milano non pagava da tempo i conti dei ristoranti lussuosi che frequentava

Ad inizio d’anno è uscito un libro scritto da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, nato da una lunga intervista concessagli dall’ex giudice Palamara. Il libro s’intitola “Il sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”, e vi sono tante storie “riservate” e talvolta anche “incredibili” legate al mondo della magistratura italiana, un dossier che mette a nudo molti problemi della giustizia italiana. In quel libro ovviamente non sono comprese le storie dei due giudici che stanno occupando le cronache degli ultimi giorni. Uno vendeva sentenze a Bari ed un altro a Milano da anni viveva a sbafo, non pagando bar e ristoranti, oltre a farsi “prestare” 40mila euro da un avvocato.

IL GIP DI BARI DE BENEDICTIS

A Bari sono stati arrestati e condotti in carcere su disposizione del gip di Lecce il giudice Giuseppe De Benedictis, e l’avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello. Il giudice e il penalista sono accusati di aver stretto da tempo un accordo corruttivo. In cambio di denaro, consegnato presso l’abitazione e lo studio del legale, o anche all’ingresso di un bar vicino al nuovo Palazzo di Giustizia di Bari, il giudice emetteva provvedimenti “de libertate” favorevoli agli assistiti dell’avvocato Chiariello, tra i quali un indagato arrestato oggi. A inchiodarli sono state intercettazioni ambientali, pedinamenti e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Che hanno parlato di un sistema noto nell’ambiente criminale. Si sapeva che in base al quale versando soldi al giudice De Benedictis, tramite alcuni avvocati baresi, era possibile ottenere provvedimenti giudiziari favorevoli. In particolare l’alleggerimento di misure cautelari.

«PERÒ HO SPESO 30MILA EURO»

In una delle intercettazioni della Procura un indagato, Danilo Della Malva, vantandosi della sua scarcerazione con la moglie aveva indicato anche una “tariffa”: «Però, però, aspetta. Ho speso trentamila euro e mi sono comprato il giudice a Bari». Durante una perquisizione nella casa del figlio dell’avvocato Giancarlo Chiariello, il referente del giudice De Benedictis, nascosti in un divano e in un armadio sono stati scoperti e sequestrati tre zaini contenenti complessivamente circa 1,2 milioni di euro in contanti. I carabinieri hanno fatto sapere che sono in corso accertamenti per verificare la provenienza del denaro. Inoltre, nell’abitazione del giudice, nascoste in alcune prese, sono state ritrovate varie mazzette per un totale di 60 mila euro. Per gli investigatori sono la prova dell’attività corruttiva.

VIVEVA A SBAFO IL GIUDICE DI MILANO SCROCCONE

Un altra storia. Piero Gamacchio, 68 anni, magistrato, è considerato uno dei giudici più stimati del tribunale di Milano. Adesso ha deciso di chiedere l’aspettativa, subito, da domani. Per poi andare in pensione. Il motivo? Per anni , sistematicamente, ha lasciato tanti conti in sospeso in molti bar e ristoranti nelle vicinanze del Palazzo di Giustizia. Inoltre non ha onorato un debito da 40mila euro con un avvocato. Questa la storia del giudice Gamacchio, di cui ora dice di vergognarsi.

Era diventato il terrore dei ristoratori milanesi. Il modus operandi sempre lo stesso: entrare, sedersi, ordinare cibi raffinati e vini pregiati, e poi uscire, dopo aver salutato il proprietario, senza aver pagato il conto. È stato Gianluigi Nuzzi sulla propria pagina Fb a dare giorni fa la notizia del giudice scroccone, elencando anche i nomi di alcuni dei ristoranti frequentati. Tra cui l’Horse Caffè in viale Montenero, Da Gennaro in via Orti, la Risacca Blu di viale Tunisia.