Giuseppe Piraino, l’imprenditore coraggio che denunciò il racket ora rischia il fallimento: “Rifarei tutto altre 100 volte”

Giuseppe Piraino, l’imprenditore coraggio che ha filmato la sua estorsione e che per ben tre volte ha denunciato le richieste di pizzo nei suoi confronti, in questi ultimi giorni si ritrova ad essere vittima una seconda volta e non per mano del racket.

L’imprenditore edile palermitano rischia infatti il fallimento della sua azienda. Edilcassa, l’ente degli imprenditori edili siciliani che lavora per una maggiore tutela del lavoro artigiano e delle micro e piccole imprese, ha presentato un’istanza di fallimento contro Piraino per un debito di 280.000€. Complice la stoccata dei crediti del bonus 110%, vagliato dal governo nazionale, che ha gettato in crisi imprenditori e cantieri. Ad aprile però la Procura di Palermo sospende la posizione debitoria dell’imprenditore per effetto della Legge 44 del 1999, disposizione che tutela imprenditori e imprenditrici vittime del racket. Tuttavia, mercoledì 18 settembre si è celebrata la prima udienza del processo di fallimento.

Piraino: “Fallimento illegittimo!”

“La società Mosina Costruzioni, anzi io come persona fisica ho ricevuto, ai sensi dell’articolo 20 legge 44 del ’99, una sospensione dei determini termini esecutivi. – ci racconta Giuseppe -. Ciò significa che, come vittima di mafia, posso beneficiare di questa legge nella quale mi si dice non di non pagare ma di postergare i termini. Quindi, per due anni tutti i decreti, precetti e pignoramenti vengono sospesi. Edilcassa, invece, ha ‘felicemente’ deciso di non osservare e di non rispettare questa sospensione dei termini. Tengo inoltre a precisare che nella richiesta di sospensione, fatta alla Procura di Palermo, era proprio descritto il decreto ingiuntivo di Edilcassa, quindi nessun misunderstanding. Hanno proprio deciso di non rispettare decreto, precetto, pignoramento (che non hanno portato a nulla). Poi ciò ha aperto anche un’altra strada, ovvero quella dell’istanza di liquidazione, il cosiddetto fallimento. Per noi è assolutamente illegittimo. Aspettiamo adesso che si pronunci il giudice, il quale intanto ha nominato un CTU, un consulente esterno.

Per me è malafede. A livello proprio etico è una bruttissima espressione istituzionale. Un’istituzione come Edilcassa, che insieme a Confartigianato si è affiancata a me come Parte civile nella mia primissima denuncia, oggi non rispetta la sospensione che deve ottenere una vittima di mafia”.

“Le vittime non possono e non devono esser lasciate sole”

“Giuseppe, ti senti vittima due volte? Vittima della mafia e delle Istituzioni?”

“Questa è la frase che spesso sentivo dire a chi denunciava. Oggi posso confermare che purtroppo è vero ma non per questo dico di non andare a denunciare. Spero che qualcosa cambi per le vittime di mafia, e proprio per questo ho chiesto anche di esser ascoltato in Commissione antimafia regionale. Bisogna comprendere che le vittime non sono tutte come Giuseppe Piraino, non perché mi reputi un supereroe ma sicuramente ho un carattere e un temperamento che purtroppo altri non riescono ad avere in situazioni simili. Ho conosciuto imprenditori che sono caduti in depressione, chiusi in casa con la paura di uscire. Una vittima che ha denunciato non può esser lasciata sola, trovandosi pure l’Istituzione contro. Dobbiamo tutelare gli imprenditori, metterli al sicuro, farli sentire assistiti perché in quel momento in famiglia voi non avete idea di quello che si passa in termini di paure ed ansie. L’imprenditore che denuncia sta esponendo in quel momento tutto il proprio nucleo familiare. So bene che non siamo più negli anni ’80. non ci sono le sparatorie, ma allora spiegatemi il motivo perché nel 2024 ancora su 100 imprese solamente 2 o 3 denunciano”.

“Rifarei tutto altre 100 volte”

“Se potessi tornare indietro, rifaresti tutto da capo?”

Rifarei tutto farei e non solo! Forse lo farei ancora in maniera più incisiva, mettendo con le spalle al muro fin dall’inizio chi ha promesso tutela, protezione, assistenza anche morale psicologica. Sono spariti tutti. Mi rimangono le pacche sulle spalle dei miei amici, quelli più stretti, dei miei parenti , della mia famiglia, di mia moglie e dei miei figli. Pochissime persone mi sono rimaste accanto. Tra queste posso nominare Ismaele La Vardera. In famiglia ci domandiamo spesso se ne sia valsa la pena, e io ripeterò sempre all’infinito che rifarei tutto altre 100 volte”.