Dura lettera dei presidenti dei presidenti dei Coa, Consigli dell’Ordine degli Avvocati, di Palermo indirizzata al presidente della Corte d’appello di Palermo Matteo Frasca, che, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, aveva sottolineato l’elevato numero di cittadini beneficiari del patrocinio a spese dello Stato. In particolare lo ha definito “una tendenziale deriva incontrollata dell’istituto verso una anomala forma di sostegno del reddito di una parte del Foro, snaturandone la sua effettiva e nobile funzione”. Dichiarazioni che non sono affatto piaciute ai presidenti dei Coa palermitani.
Ancora diceva Frasca: “L’utilizzo distorto dell’istituto cagiona danni non soltanto alla finanza pubblica, ma altresì all’organizzazione”.
Attaccano i presidenti degli Avvocati palermitani: “Una tale affermazione preoccupa l’Avvocatura del distretto. Il patrocinio a spese dello Stato, lungi dal rappresentare una “anomala forma di sostegno del reddito di una parte del Foro” è, infatti, un istituto di avanzata cultura giuridica disciplinato da Legge dello Stato, il cui costo grava in buona parte sull’Avvocatura”.
“Quella stessa Avvocatura che subisce, per disposizione di Legge, il pagamento di compensi inferiori alla metà di quanto previsto dal D.M. n. 55/14, e che presta dunque in favore dei non abbienti la propria professionalità a fronte di onorari mortificanti rispetto a quanto previsto dalla normativa in tema di equo compenso ed in tempi inaccettabili, come da sempre denunciato. Non è il difensore, ma la parte, ad essere ammessa al patrocinio a spese dello Stato”.
“L’Avvocato è costretto ad adempimenti e oneri gravosi, costantemente richiesti pur in assenza di espressa previsione legislativa. Andrebbe ricordato come si tenti, da anni, di addossare ai difensori oneri di controllo addirittura sulla regolarità delle dichiarazioni reddituali degli assistiti. Compiti che sono rimessi alla polizia tributaria, non agli Avvocati!”.
Guardando ai dati, stando alla medesima relazione, nella giustizia penale, a fronte di 54.146 processi, il totale delle spese liquidate nel periodo in esame per il patrocinio a spese dello Stato ammonta ad € 28.676.905,73. Nel processo civile, a fronte di ben 97.793 processi (e di altri 15.700 nel settore lavoro), più del doppio che nel penale, le liquidazioni per patrocini a spese dello Stato sono pari ad € 11.819.668,66. Poco più di un terzo del penale. “Alla luce di tali dati – aggiungono i Coa -, che evidenziano dunque come oltre il 70% dei costi del patrocinio a spese dello Stato riguardi il settore penale. Sarebbe stato opportuno e doveroso ricordare come il cittadino (e dunque il suo difensore) non abbia alcun potere di impulso nel processo, il quale viene promosso solo su iniziativa dell’ufficio del Pubblico Ministero. Non si riesce a comprendere, dunque, quale uso distorto possa imputarsi al difensore”.