Gli esperti: «Tre settimane di arancione o la Sicilia rischia grosso»

Incontro teso col presidente e minacce di dimissioni. Chiesti controlli severi su chi torna, ma anche nei locali, per evitare assembramenti

Il Comitato tecnico-scientifico regionale, riunito fino a tarda sera in videoconferenza con il governatore Nello Musumeci, hanno fatto pressing per tornare in arancione almeno per tre settimane. Gli esperi hanno chiesto un arancione soft, che eviti stangate per l’economia natalizia. Soprattutto hanno insistito per «scelte coraggiose» sulla mobilità, sia nell’Isola che fuori. Quantomeno tamponi rapidi all’ingresso, e modulare i divieti in chiave locale. Hanno anche recriminato per non essere stati consultati dal governatore prima del recepimento della “promozione” della Sicilia da arancione a giallo, minacciando dimissioni Come riporta Repubblica Palermo, questo allargamento delle maglie dei divieti ha un po’ allarmato anche il presidente della Regione, che ha manifestato perplessità e quindi sta pensando a correttivi.

«IL GIALLO RAPPRESENTA UN GROSSO RISCHIO»

Quei correttivi che il Cts ha chiesto chiaramente, senza se e senza ma: «Per noi siamo da arancione fisso. Non se ne parla di far entrare tutti. O si cambia o rischiamo il tracollo a gennaio». Ribadendo un concetto espresso subito dopo la “promozione” da Bruno Cacopardo, docente di Malattie infettive: «Il giallo rappresenta un premio per la Sicilia ma anche un grosso rischio. Per questo chiediamo condizioni che creino blocchi. Pensiamo a più controlli anti-assembramento davanti ai locali aperti, ma soprattutto a una gestione rigorosa dei rientri da altre regioni dove ancora i contagi sono alti. Non una patente sanitaria, ma tamponi in ingresso, eseguiti possibilmente nell’aeroporto o nella stazione di partenza, per evitare infezioni da viaggio».

PROPOSTE DI APERTURE ALTERNATE

Una delle proposte avanzate dal Cts è rappresentata dalle aperture alternate. Per i tecnici potrebbe essere utile chiudere parchi e ville negli orari in cui sono aperti bar e ristoranti. Sul piano sanitario, si è discusso un modello di dimissioni più snello dai reparti, dove spesso i pazienti soggiornano più del dovuto, verso strutture diverse come Covid hotel e Rsa. Tutte indicazioni che già oggi potrebbero tradursi in nuovi provvedimenti. L’ultima parola spetta alla Regione.