Gli esport in Italia: un trend in costante crescita

I gamer italiani sono sempre di più. Ben lontani da corrispondere al prototipo nerd degli anni 80, i giocatori di oggi sono colti e benestanti. Andiamo più a fondo!

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Lo scorso anno, gli esport hanno registrato a livello globale un fatturato di oltre 3 miliardi di dollari. Un valore che può superare addirittura quello delle principali leghe sportive, come la UEFA. Secondo l’Osservatorio italiano esport, l’aumento dei gamer è netto anche in Italia. Di conseguenza, è in crescita la presenza di piattaforme che offrono questo genere di divertimento, tra cui verde casino, considerata tra i principali punti di riferimento del settore, oltre che pioniera degli sport virtuali. 

L’Italia quindi segue il trend, con quasi mezzo milione di gamer, un dato in costante crescita. Ma chi sono gli appassionati di esport in Italia e perché questa nuova forma di divertimento sta avendo così tanto successo? Andiamo a scoprire insieme. 

L’identikit del gamer modello 

Fino a qualche anno fa, i gamer erano considerati persone un po’ particolari: appassionati di tecnologia, con una vita sociale scarsa e pochi altri interessi, oltre a quello del computer. Ad oggi, la figura di chi gioca agli esport è del tutto diversa, anche agli occhi di chi ha sempre guardato con diffidenza al gioco online. 

Quali sono i tratti distintivi di questa categoria di utenti? Beh, già a una rapida occhiata, ci rendiamo conto che si tratta di tutt’altro rispetto a persone introverse e isolate: 

  1. L’età media non è così bassa come si potrebbe immaginare: la maggior parte dei gamer italiani (più di preciso, il 63%) si inserisce infatti in una fascia d’età tra i 21 e 40 anni. Un po’ dopo quindi la fascia d’età dei teenger, la prima ad essere ricollegata a esport e videogames; 
  1. In quanto a istruzione e reddito – udite udite! – i gamer si posizionano su una fascia superiore alla media. Si tratta quindi di utenti che stanno seguendo o hanno completato l’istruzione universitaria, e che hanno una disponibilità economica maggiore rispetto al livello medio. Per chiarezza, il reddito medio in Italia è stabilito su 1.500€ al mese; 
  1. Il tempo trascorso davanti agli esport concorre a rendere un’immagine equilibrata di questa passione: i giocatori del Bel Paese trascorrono una media che va dalle 2 alle 7 ore a settimana, un arco temporale assolutamente congruo, considerata anche la facilità di interazione con questo tipo di divertimento, accessibile anche dalle app mobile dei casinò online. Solo i più avidi si attestano sulle 5 ore di gaming sugli esport alla settimana. Anche in questo caso, si tratta di numeri ben diversi dalla dipendenza o da un rapporto insano con il PC. 
  1. Quello che invece rimane simile al cliché degli anni ‘80 è forse il genere: ad oggi, sono ancora più gli uomini a dedicarsi a questo passatempo, con una percentuale del 63%, anche se la percentuale di giocatrici sta avanzando a passo spedito.  

Quello che abbiamo delineato ora, a seguito di statistiche e ricerche più che affermato, è stato intuito da tempo dalle società di gaming, che hanno puntato a questa fascia di gamer producendo giochi più costosi ma ricchi di funzioni, inclusa la possibilità di socializzare. C’erano una volta i nerd, ma ora non ci sono più! 

Perché gli esport conquistano? 

Secondo le previsioni, il prossimo anno potrebbe assistere a un pubblico di giocatori che supera i 600 milioni in tutto il mondo. Cifre che fanno pensare, se consideriamo che il gioco come forma di divertimento tramite PC esiste da decenni. Volendo dare qualche riferimento temporale più preciso, potremmo fissarlo con le prime console degli anni ‘70. A cosa è dovuto un successo di questa portata? 

Iniziamo con il definire gli esport, perché già da qui possiamo intuire alcune caratteristiche chiave di questa forma di divertimento. eSport è l’acronimo di “sport elettronico” una modalità di svago che avviene in maniera simile a un videogioco, con l’aggiunta di una dose maggiore di competizione. Grazie a Internet e al web, l’arena dei giocatori si estende infatti non solo fino a Paesi diversi, ma anche a continenti differenti. 

  • Questa è la componente “sportiva”, da intendersi nel senso di competizione e che ha dato la spinta principale al successo di questo gioco online. La forma sportiva è divenuta talmente determinante da qualificare gli sport come vera e propria disciplina sportiva, soggetta a qualificazione giuridica e anche a tassazione, laddove avvenga in maniera professionistica e apporti un guadagno. Vengono infatti organizzati dei veri e propri tornei di esport, in cui si sente forte e chiara la componente di socializzazione. 
  • La seconda componente chiave è proprio quella della socializzazione. Il gamer può scegliere di competere da solo o in squadra contro altri player. Vengono poi stilate le classifiche in base agli obiettivi raggiunti da ciascun giocatore/squadra. La modalità multiplayer è particolarmente apprezzata dagli utenti, dato che coinvolge di più, dà più adrenalina e elimina quel senso di giocare da soli, tipico dei videogiochi “vecchia scuola”. Ma è soprattutto il contesto che si crea attorno, fatto di condivisione di un interesse comune, a creare quel senso di appartenenza. Grazie ai social, i giocatori di tutto il mondo possono essere allo stesso tempo competitivi e alleati, per condividere pareri, trucchi e strategie di vincita. Senza dimenticare gli eventi che avvengono dal vivo e che fanno da richiamo incredibile non solo per gli appassionati più incalliti, ma anche per chi timidamente si avvicina a questo mondo.  
  • Altro fattore di successo è la varietà di scelta. Se pensiamo alla fascia d’età ampia, alla localizzazione geografica differente e anche alla diversità nelle preferenze dei player, l’offerta era vista all’inizio come una sfida per le società di gaming. Soddisfare con uno stesso titolo tutti i gamer è praticamente impossibile. Facciamo un esempio: League of Legend è, con ogni probabilità, uno degli esport più popolari del settore, in tutto il mondo. Eppure, la maggior parte del pubblico che ha amato questa serie è di nazionalità cinese. Non riuscire a fornire un titolo di pari effetto anche ai gamer di altri Paesi, vuol dire perdere fette di mercato importanti. E così è avvenuto: grazie alla varietà di generi, titoli e modalità di gioco. 
  • La facilità di interazione tramite mobile Anche con tutta la varietà del mondo, difficilmente gli esport avrebbero avuto una tale risonanza se non fosse stato per i dispositivi mobile, di cui oggi non possiamo fare più a meno. Sempre più veloci, efficienti e con fasce di prezzo adatte a tutte le tasche, il canale di accesso più frequente è proprio questo. Ovviamente, quando la scena si sposta a livello professionale, tutto cambia dato che sono necessarie le inconfondibili postazioni da gaming: sedie, PC e accessori che consentono ai gamer di partecipare al gioco con una concentrazione, comodità e velocità impeccabili.  

Il futuro del gaming 

Già oggi possiamo individuare quelle che sono le orme future degli esport. Due sono le parole chiave: NFT e token. A metà tra blockchain e videogiochi, questi asset in game hanno aggiunto la possibilità di personalizzare l’esperienza di gioco e di monetizzare le vincite. Il meccanismo che viene spesso applicato è quello degli acquisti in-game di oggetti, in grado di potenziare il ruolo del giocatore. 

La personalizzazione del proprio ruolo è poi qualcosa che è già noto al di fuori degli esport e che conferma il potenziale di appeal sugli utente. Dopotutto, distinguerci cui piace, anche quando si tratta di virtuale.