Gli “scivoloni” e le gaffe di Giorgia Meloni durante la replica alla Camera
Il nuovo premier Giorgia Meloni, durante il suo intervento alla Camera, è incorsa in un qualche “scivolone”, provocando le vibranti proteste dell’opposizione
Nel discorso programmatico di Giorgia Meloni alla Camera, oltre alle apprezzabili citazioni, spaziate dal Papa a Roger Scruton, da Steve Jobs ad Amartya Sen, è stato riscontrato anche qualche scivolone istituzionale. Innanzi tutto qualcuno ha rilevato che il suo saluto iniziale non è stato l’inclusivo “care colleghe e cari colleghi”, ma semplicemente un “Cari colleghi”. Poi, nella sua replica, quando si è rivolta all’onorevole Serracchiani del Pd è incappata in una gaffe, quando ha tralasciato una prassi formale.
Infatti in aula il presidente del Consiglio può rivolgersi ai deputati soltanto attraverso il presidente dell’Aula. Questo passaggio è sfuggito alla leader di Fratelli d’Italia. Che, però, quando le è stato fatto notare ha subito provveduto a scusarsi. Era stato qualche parlamentare dell’opposizione che, vivacemente, aveva alzato la voce per rimarcare lo “scivolone”. Questo ha provocato un altro istintivo “strappo” alla grammatica istituzionale della premier, che ha pronunciato un “boni” in perfetto romanesco.
Meloni dà del “tu” ad Aboubakar Soumahoro
Ma c’è stato ancor più rumore quando il presidente del Consiglio ha dato del “tu” al deputato Aboubakar Soumahoro, dicendo: «Al collega Soumahoro mi sento di dire: tutti ci sentiamo scolari della storia, sai, altrimenti saremmo ignoranti del presente, senza futuro». Subito è stata pizzicata dalle vibranti proteste dell’opposizione. La Meloni ha subito compreso l’errore, ed ha detto: «Chiedo scusa, errore mio, chiedo scusa, succede di sbagliare». Aggiungendo subito dopo: «Basta chiedere scusa, quando accade». E poi ha proseguito il discorso relativo al piano Africa, di cui aveva parlato in mattinata.
Soumahoro ha replicato tendendole la mano
Più tardi Soumahoro ha replicato tendendo la mano al presidente del Consiglio. «Meloni ricorderà ─ ha detto Soumahoro ─, che durante lo schiavismo e la colonizzazione i neri non avevano diritto al “lei”, che era riservato a ciò che veniva definito civiltà superiore. Ma forse quando un “underdog” incontra un “under-underdog”, viene naturale dare del tu. Visto che mi ha dato del tu, anche contravvenendo alle regole istituzionali, spero che questo possa essere prodromica a un confronto personale sui temi che ci stanno reciprocamente a cuore».