Green pass obbligatorio anche per deputati e loro collaboratori. Da venerdì, infatti, sarà necessario esibire il certificato verde per accedere alla Camera. Si tratta di una “condizione inderogabile” per entrare in tutte le sedi di Montecitorio. Lo ha stabilito una delibera del collegio dei probiviri.
Il provvedimento prevede che in caso di rifiuto di esibire il green pass, i parlamentari sono sottoposti a «censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo da due a quindici giorni di seduta».
In caso di applicazione della «censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari», dunque nei giorni di assenza, le ritenute sulla diaria di soggiorno ai deputati interessati siano operate con riferimento a tutti i giorni compresi nel periodo di interdizione nei quali l’assemblea tiene seduta, indipendentemente dal fatto che siano o meno previste votazioni. E’ però esclusa la possibilità di giustificazione delle assenze da parte dei presidenti dei gruppi.
Intanto, a due giorni dell’entrata in vigore dell’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, il premier Mario Draghi mostra pugno duro. “I soggetti sprovvisti di certificazione verde dovranno essere allontanati dal posto di lavoro. Ciascun giorno di mancato servizio, fino alla esibizione della certificazione verde, è considerato assenza ingiustificata, includendo nel periodo di assenza anche le eventuali giornate festive o non lavorative. In nessun caso l’assenza della certificazione verde comporta il licenziamento”.
Assenza ingiustificata ma non il licenziamento. Il Dpcm firmato da Draghi prevede che “i soggetti sprovvisti di certificazione verde dovranno essere allontanati dal posto di lavoro. Ciascun giorno di mancato servizio, fino alla esibizione della certificazione verde, è considerato assenza ingiustificata, includendo nel periodo di assenza anche le eventuali giornate festive o non lavorative. In nessun caso l’assenza della certificazione verde comporta il licenziamento”.