Guerra Russia – Ucraina, tra basi militari e rincari ecco le conseguenze per la Sicilia

Le conseguenze del conflitto e i rischi, in particolare, per la Sicilia

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Le tensioni tra Russia e Ucraina sono sfociate in guerra. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha autorizzato le operazioni militari nel Donbass e intimato ai Paesi stranieri di evitare interferenze, pena conseguenze mai viste. Diverse le esplosioni registrate in molte città della regione ucraina ma anche a Kiev, stando ai media locali. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce e anche in Italia il presidente Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale. La riunione è prevista per oggi pomeriggio.

Guerra Russia – Ucraina, le ripercussioni sull’economia

Pensare che il conflitto tra Russia e Ucraina non abbia alcuna conseguenza su nazioni estere è un errore davvero grossolano. Del resto, tutti facciamo già i conti con gli elevati costi del carburante, un rincaro determinato proprio da questioni geopolitiche.

Le conseguenze potrebbero ripercuotersi anche sul costo di pasta e pane. Russia e Ucraina sono infatti tra i più grandi esportatori di grano al mondo. A dirlo sono le stime del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che pongono la Russia in cima alla classifica e l’Ucraina al quarto posto. I due paesi sono responsabili del 29% del commercio globale di grano, quasi del 20% delle esportazioni di mais e dell’80% delle esportazioni di olio di girasole. Non è facile dunque immaginare un rincaro generalizzato di tutti i prodotti derivanti da queste materie prime, che per una dieta mediterranea come la nostra sono praticamente di consumo quotidiano.

L’incremento del prezzo dei cereali e degli olii da cucina si unisce poi a quello dell’energia. Tutti costi che si sommano e che inevitabilmente pesano sulle tasche dei consumatori. Oltretutto, bisogna ricordare che l’Italia ha la necessità di importare il grano non riuscendo da sola a produrne in quantità bastante. Stando a quanto riferisce l’AGI, la nostra nazione produce infatti circa il 65% del grano necessario a coprire il fabbisogno dell’industria della trasformazione.

La Sicilia e il ruolo nel conflitto

La Sicilia non paga tuttavia gli effetti della guerra solo in questi termini. Dalla base militare di Sigonella sono partiti, nelle ultime settimane, i droni da ricognizione verso l’Ucraina. La base alle porte di Catania possiede, infatti, una  flotta di cinque droni Global Hawk. Questi sono finalizzati alla sorveglianza terrestre e marittima su vaste aree e in qualsiasi condizione. Il tutto per la protezione delle truppe di terra e delle popolazioni civili, per il controllo delle frontiere, per la sicurezza marittima e l’assistenza umanitaria.

Ieri pomeriggio, uno di questi, denominato Forte 12, è partito da Sigonella verso l’Ucraina, sorvolando il Mar Nero e poi Kiev, Donetsk e Mariupol.

A ciò si aggiungono le considerazioni sul Muos di Niscemi. Questi fa parte di un sistema composto da cinque satelliti e altre tre stazioni di terra rispettivamente in Australia, Virginia, Hawaii. Il sistema è gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ed è chiaro che, in questo momento, la stazione di Niscemi è il collegamento principale.

Infine l’aeroporto di Birgi, sulla strada provinciale Trapani-Marsala. Aeroporto militare, aperto al traffico civile, vede la presenza di una Forward Operating Base (base operativa avanzata) della NATO.

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