Guerra tra banche, rischi di perdere i tuoi soldi se non reagisci subito: finanze in grave pericolo
Attenzione alla guerra tra le banche, stanno per mette le mani nelle tasche degli italiani
Nella guerra tra i colossi bancari a perderci sono sempre i risparmiatori. Ha fatto molto discutere, negli ultimi giorni, l’offerta pubblica di scambio di Unicredit nei confronti di Banco Bpm, ex Banca popolare di Milano. Si tratta sostanzialmente dell’offerta di acquisire la banca lombarda, in cambio di circa 10,1 miliardi di euro di azioni. Anche se oggi il consiglio di amministrazione di Bpm ha dato un parere negativo, l’offerta è in piedi.
È un’operazione che un potrebbe ridisegnare l’intero panorama bancario italiano. E quando si parla di banche, soprattutto in Italia, si parla del controllo non solo delle attività caratteristiche degli istituti finanziari, ma anche del controllo di molte altre leve di potere tra partecipazioni in società, prestiti e investimenti immobili.
La nuova banca nata dalle nozze Unicredit-Banco Bpm conterebbe su 97mila dipendenti, 4763 sportelli sparsi in tutta Italia con poche sovrapposizioni territoriali e oltre 19 milioni di clienti. Si tratterebbe di fatto del secondo gruppo creditizio nazionale dopo Intesa Sanpaolo per presenza sul territorio, del primo per capitalizzazione di borsa.
Uno degli aspetti che influenza maggiormente i clienti riguarda l’impatto dell’acquisizione sui costi dei servizi bancari e in particolare su quello dei conti correnti. L’acquisizione potrebbe portare a una revisione dei prodotti offerti, con l’obiettivo di armonizzare le condizioni economiche e i servizi disponibili. Tuttavia, nel breve termine è probabile che i clienti continuino a usufruire delle condizioni attuali, in attesa di eventuali comunicazioni ufficiali da parte della banca risultante dalla fusione.
Banco Bpm respinge Unicredit: offerta non adeguata
Banco Bpm ha rifiutato l’offerta di acquisizione presentata da Unicredit, giudicandola non rappresentativa del valore reale e delle prospettive di crescita della banca. L’offerta, pari a poco più di 10 miliardi di euro, è stata definita inadeguata, con un prezzo inferiore del 7,6% rispetto alla quotazione di chiusura di lunedì scorso. Inoltre, la proposta di scambio non è stata concordata preventivamente, elemento che ha contribuito alla decisione del consiglio di amministrazione di Bpm di bocciarla.
La fusione proposta solleverebbe problemi significativi per Banco Bpm. Il timore principale riguarda la perdita di autonomia e la riduzione della concorrenza nel mercato bancario italiano, con potenziali ricadute sui clienti retail e corporate, in particolare sulle piccole e medie imprese. La banca milanese, ben radicata nelle regioni più dinamiche del Paese, teme che il consolidamento con Unicredit comporti un riposizionamento delle risorse verso aree con minore crescita economica e maggiori rischi geopolitici, indebolendo il proprio ruolo nel sostegno al tessuto produttivo italiano.
Impatto occupazionale e strategie future
Le sinergie di costo previste da Unicredit, pari a circa 900 milioni di euro, rappresentano un terzo dei costi operativi di Banco Bpm, alimentando preoccupazioni su possibili tagli al personale. A ciò si aggiunge l’importanza strategica di mantenere il controllo su asset come Anima Holding e Monte dei Paschi di Siena, che Banco Bpm sta cercando di rafforzare per costruire un terzo polo bancario competitivo contro il duopolio Intesa Sanpaolo-Unicredit. L’offerta di Orcel rischia di compromettere questa strategia.
L’offerta di Unicredit si inserisce in un più ampio risiko bancario internazionale, che vede il gruppo guidato da Andrea Orcel puntare al consolidamento anche oltre i confini italiani, come dimostrato dall’acquisizione di una quota di Commerzbank. Tuttavia, il rifiuto di Banco Bpm evidenzia come la banca milanese preferisca percorrere una strada autonoma per garantire la propria crescita e preservare la struttura occupazionale e territoriale, respingendo così una proposta percepita come poco vantaggiosa sul lungo termine.