Ha ucciso il suocero a colpi di martello: «Rivoleva la Clio della figlia»
Il giovane, messo sotto torchio dai carabinieri, è crollato. Ha aiutato gli inquirenti a recuperare l’arma del delitto, un martello, e i suoi abiti ancora insanguinati
Dopo un lungo interrogatorio, il 22enne Luca El Maccaoui, di origine marocchine, ha ammesso di aver ammazzato a colpi di martello alla testa l’imprenditore Anselmo Campa. L’uomo è stato trovato mercoledì scorso in un lago di sangue nella sua abitazione a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo. Il ragazzo è l’ex fidanzato di una delle due figlie della vittima e ieri mattina è stato sottoposto a fermo perché indiziato del delitto. Poco prima si era presentato dalla moglie dell’ucciso per le condoglianze. Inizialmente si era ipotizzata la pista del furto in casa finito male, ma era stata presto esclusa dagli inquirenti. Infatti la porta d’ingresso non presentava alcun segno di effrazione e, all’interno, tutto sembrava in ordine. Quindi era apparso chiaro che il 56enne conosceva il suo assassino. Le indagini dei carabinieri si sono presto focalizzate sulla cerchia degli amici, dei conoscenti e dei familiari di Campa. L’analisi delle telecamere di videosorveglianza presenti nel piccolo Comune, così come i racconti di chi era vicino all’imprenditore, hanno successivamente condotto al 22enne, residente nello stesso paese.
CONTRASTI PER LA PROPRIETÀ DI UN AUTO
Il giovane fino a non molto tempo fa aveva una relazione con la figlia di Campa, la 21enne Federica. La ragazza il giorno del delitto si trovava in Egitto, a Sharm El Sheik, dove da alcune settimane lavorava come animatrice. Comunque sembrerebbe che i rapporti col padre fossero già tesi da un po’. Gli stessi amici di Campa avrebbero raccontato agli inquirenti di alcuni dissapori fra i due, legati anche a una macchina di proprietà del 56enne. Non è da escludere, infatti, che il movente del delitto sia da individuare proprio in quella Clio rossa che l’imprenditore aveva regalato alla figlia alcuni anni fa.
Quando lei ancora stava insieme ad El Maccaoui. I due avrebbero condiviso spesso l’auto e, anche dopo la fine della loro relazione, e il ragazzo aveva continuato ad utilizzarla in accordo con la giovane. Tuttavia, la Clio era rimasta intestata all’imprenditore, che a un certo punto aveva deciso di venderla a un conoscente.
DISCUSSIONI E LITI PER LA CLIO DELLA FIGLIA
Una scelta, questa, che aveva portato a una serie di discussioni e liti col 22enne. Il marocchino non aveva alcuna intenzione di lasciargliela, ed anzi desiderava comprarla. Ascoltato dagli inquirenti per diverse ore, il ragazzo si è contraddetto sempre di più in merito ai suoi spostamenti il giorno dell’omicidio e questo avrebbe spinto i militari ad eseguire una perquisizione presso casa sua e il posto di lavoro. A quel punto, El Maccaoui è crollato, confessando l’omicidio.
Ed ha poi accompagnato gli investigatori presso un’area boschiva sulle sponde del fiume Oglio. Ha quindi mostrato il martello utilizzato per colpire Campa e gli abiti ancora sporchi di sangue che aveva nascosto subito dopo il delitto. Sul suo luogo di lavoro, dove il 22enne fa l’operaio, gli investigatori hanno invece trovato il portafogli e le chiavi di casa della vittima, oltre ai pantaloni indossati dal presunto assassino per darsi alla fuga subito dopo il delitto.