Nella “Fase 2” dell’Esecutivo, fra le altre nuove disposizioni è stata inserita quella che consente lo spostamento fra Regioni diverse, esclusivamente nei casi in cui ricorrano comprovate esigenze lavorative oppure assoluta urgenza o motivi di salute. Però è anche previsto che dopo non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della Regione in cui ci si trova. Cioè, chi torna deve fermarsi. Ma il presidente della Regione Nello Musumeci va controcorrente, e con una sua nuova ordinanza emessa giovedì scorso ha invece deciso di prolungare la blindatura dei confini regionali siciliani già in atto.
Però sono tanti i siciliani che vivono al Nord che vorrebbero rientrare. Sono coloro che hanno perso il lavoro, oppure gli studenti che non possono essere più sostenuti dai genitori attualmente in difficoltà, o che magari hanno il contratto di affitto in scadenza. E poi ci sono anche quei “virtuosi” che non hanno voluto o potuto approfitare dell’esodo di marzo, e che adesso però desiderano tornare a casa. Per molti l’ultima decisione di Musumeci è stata una mazzata: in tanti avrebbero voluto approfittare delle nuove disposizioni del nuovo decreto “Fase 2”. Per necessità, ma anche, perchè no, per riabbracciare la famiglia.
In tanti hanno affidato al web la loro delusione. «Presidente Musumeci, sono siciliano anch’io»: questo è l’appello, accoppiato all’hastag #fateciritornare, che studenti e lavoratori attualmente lontani dalle loro case hanno lanciato al governatore della Sicilia, chiedendo a gran voce un “protocollo di emergenza”, con voli organizzati ad hoc per un rientro in sicurezza. «Restare a casa è un dovere, ma tornare a casa è un diritto», scrivono.
Ma c’è anche chi non vuole o non può più aspettare. E già stanotte in tantisi sono messi in viaggio in direzione della Sicilia. Ssono i lavoratori, gli studenti e i professori che lavorano nel nord Italia, e non potendo approfittare dei pochi voli e treni diretti verso l’isola, la stanno raggiungendo in automobile, sperando di potere superare in un modo o in un altro le “Forche Caudine” di Villa San Giovanni. Ma anche nella clemenza del sindaco di Messina Cateno De Luca.