I ‘giorni del miracolo’ e il Festino di Santa Rosalia, Salvo Piparo: “Ecco cosa chiedo alla Santuzza”

“La gente ha fame di questo sentimento popolare, di questo ‘sudore delle fronti’ dei palermitani che urlano al cielo sorridendo perché ‘Grazie Rusulìa, n’atru annu ci campavu’“. Risponde così Salvo Piparo quando gli chiediamo come stiano andando questi giorni che ci avvicinano alla 400esima edizione del Festino di Santa Rosalia, domenica prossima, 14 luglio.

Il rinomato attore palermitano, narratore e cuntista, custode della tradizione e della cultura della città, ci parla del fermento che muove i palermitani, e non solo, in questi giorni di festa. Della loro devozione alla Santuzza, Rosa tra le Rose, e di come Palermo, sotto l’occhio innocente di Rosalia, si sveli una città piena di contraddizioni.

“Il concetto di Rosalia è un concetto di una città proiettata verso il futuro, che vuole riscattarsi ma che al tempo stesso piange su sé stessa. Che fa feto di munnizza. Che in vetrina, in bella mostra, ha i suoi salotti e poi dietro, nelle sue borgate, macerie e dormitori. E in quei dormitori ‘eccanu vuci’ cercando di arrangiarsi con l’arte dello spaccio. Perché a Palermo tutti la praticano, spacciandosi per quello che non sono”, commenta Piparo. “Questa è una città che dovrebbe avere un barlume di umiltà. Che ha bisogno di incontrarsi con il prossimo, senza cercare la rivalità. Credo che i giorni del miracolo, i giorni del festino, servano a questo, e Rosalia è solo il punto di partenza”.

Cosa si sente di chiedere Salvo Piparo alla Santuzza?

“Chiedo una città che non lasci andar via i propri figli e che non fagociti quelli che rimangono. Una città che unisca e che possa sfatare il detto ‘cu niesci arrinesci’. Palermo è una città di ‘vecchi’ e sono necessari, perché portano memoria. Ma la smettano certi baroni di tenere questa città al buio, nell’immobilità. Abbiamo bisogno della linfa, del profumo di questi giovani roseti che possano sbocciare senza che qualcuno provi a calpestarli”.

E che profumo credi abbia questa 400esima edizione?

“Il 400esimo Festino profuma di inclusione. Palermo è una città abitata da diverse comunità devotissime a Rosalia, come quella Tamil. Ma è il festino anche dei turisti, che arrivano in città non conoscendo lo story telling della Santuzza ma che riescono ad apprezzare comunque i colori, i profumi, la sonorità di questa parlata palermitana”.

Dicono che il 400esimo sia un Festino memorabile. Qual è invece il Festino a cui sei più legato?

“Questo sarà il mio terzo Festino. Fui chiamato la prima volta due anni fa, la prima ‘chiamata in Nazionale’. Salii sul carro quell’anno e lì ho compreso di essere io al servizio della Santa. Non ero l’attore salito sul carro per fare il ‘pupo’. Ho capito che dovevo voltarmi verso Rosalia, sentendomi al suo servizio. Questo mi ha fatto crescere, mi ha fatto bene e mi ha segnato per sempre. Tutti dovremmo stare al servizio del carro di Rosalia”.

Salvo Piparo quest’anno è tra i maggiori protagonisti del Festino. In particolare l’1 settembre ai Quattro Canti si tiene lo spettacolo teatrale “400 anni di storia di una Santa” dove Piparo dalle 21.00 mette in scena aneddoti tratti dal suo ultimo libro “400Anni – Il Festino di Santa Rosalia fra tradizione, devozione e futuro (Dario Flaccovio Editore).