Una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento e portata a termine da Polizia, Guardia di Finanza e Guardia Costiera di Lampedusa si è conclusa con l’arresto, convalidato dal gip di quattro uomini. Si tratta del comandante e dei tre membri dell’equipaggio di un motopesca tunisino, l’Assyl Salah, poi sequestrato.
L’operazione appena conclusa apre un nuovo inquietante fronte sulle traversate dei migranti. Ci sono anche i pirati. Partono dalle coste della Tunisia, e, travestiti da pescatori, setacciano il Canale di Sicilia con un solo obiettivo: derubare, lame in pugno, i disperati che vogliono raggiungere le coste italiane. È gente spietata, violenta e assetata di guadagni facili. Si aggirano nel Mediterraneo a caccia di barchini carichi di profughi sud-sahariani e asiatici: facili prede, da ripulire da cima a fondo.
Il 23 luglio una carretta del mare con a bordo una quarantina di persone naufragò in acque maltesi. Ci furono cinque dispersi, tra cui un bambino, e 37 migranti furono portati a Lampedusa. Sedici di loro ebbero bisogno di cure per ustioni e ipotermia. Raccontarono di essere partiti da Sfax la sera prima e che finirono in acqua speronati da un equipaggio di un’altra imbarcazione, che aveva rubato loro soldi e motore. Questo è uno dei tanti episodi su cui ha indagato la Procura ed è venuto fuori che diversi tunisini hanno svestito i panni di cacciatori di tonni e merluzzi per indossare quelli di predoni di profughi. Un’attività ben più remunerativa, considerato che ogni migrante in fuga consegna migliaia di euro agli scafisti per farsi portare in Europa. E poi ci sono i furti dei motori, rivenduti agli stessi scafisti. Insomma, un guadagno assicurato.
Sono tanti casi verificatisi, che danno un’idea della proliferazione di questi crimini. Ad aprile una bambina di quattro anni annegò dopo che l’imbarcazione sulla quale viaggiava fu abbordata da un peschereccio che aveva tentato di strapparle il motore. E anche il mese prima, a marzo, una barca lunga sette metri carica di 42 persone finì in malora perché privata del suo propulsore. È per questo che la Procura di Agrigento ha avviato un tavolo tecnico, insieme al Comando Generale delle Capitanerie di Porto ed al Comparto Aeronavale della Guardia di Finanza. Le informazioni acquisite vengono condivise con gli altri Paesi coinvolti attraverso i canali Interpol. Insomma, il dossier sulla pirateria marittima è una delle priorità del Ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi.