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I “suicidi” sospetti di oligarchi russi, morti con le famiglie in circostanze violente

Poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin in un discorso tv aveva fatto riferimento, senza mai citarli, a quegli oligarchi russi che avevano in mente di abbandonare il Paese dopo l’imposizione di sanzioni da parte del Regno Unito e dell’Ue. A molti era sembrato un avvertimento. «Non sto giudicando chi ha una villa a Miami o in Costa Azzurra ─ aveva detto ─. O chi non può fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere. Ma ci sono persone pronte anche a vendersi la madre. Il popolo russo li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca».

Nello stesso periodo ci sono state tre morti sospette di oligarchi. Le ultime due, quelle di Sergey Protosenya e di Vladislav Avayev, sono avvenute nel giro di un paio di giorni. Suicidi apparentemente inspiegabili, intere famiglie sterminate, morti violente la cui dinamica, però, è difficile da ricostruire,anzi, a tratti incomprensibile. Sono alcuni di quelli che Putin aveva definito «traditori nazionali ».

UNA FAMIGLIA STERMINATA  DI UNO DEGLI OLIGARCHI

Tutte le piste restano comunque aperte: tracolli economici, tradimenti, morti violente legate alla criminalità organizzata, o rapine finite male. Ma si tratta di circostanze quanto meno singolari. L’ultimo caso risale a martedì scorso: il cadavere di Sergey Protosenya, cinquantacinquenne vicepresidente del colosso del gas Novatek, è stato trovato insieme a quelli della moglie Natalya e della figlia Maria, appena diciottenne. Erano nella villa di famiglia a Lloret de Mar, in Spagna. L’allarme è stato dato dal figlio maggiore, che non riusciva a mettersi in contatto con i genitori. Natalya e Maria sono state uccise a coltellate, mentre Protosenya è stato trovato impiccato, accanto a un coltello insanguinato e ad un’ascia. La tesi dell’omicidio-suicidio non è per nulla scontata: sul corpo dell’oligarca non è stata trovata nemmeno una traccia di sangue. Sono invece stati trovati dei calzini insanguinati, che potrebbero essere stati utilizzati come guanti per evitare di lasciare impronte.

UN ALTRO OMICIDIO-SUICIDIO E UN SUICIDIO

Il giorno prima, il lunedì di pasquetta, era stato trovato morto anche Vladislav Avayev, 51 anni, ex consigliere del Cremlino ed ex vicepresidente della Gazprombank. Anche in questo caso la scenografia è stata quella quella di un omicidio-suicidio, consumatosi al quattordicesimo piano di un lussuosissimo condominio di Mosca. Avayev aveva in mano una pistola e, accanto a lui, c’erano i corpi senza vita della moglie incinta, Yelena, e della figlia Maria, 13 anni. A trovarli era stata l’altra figlia dell’oligarca, Anastasia, 26 anni. Alcuni vicini, parlando con il Daily Mail, hanno detto che il banchiere poco tempo fa aveva perso il lavoro e che, forse, la moglie aveva iniziato una relazione con l’autista.

Prima di questo orrore , nei primi giorni di marzo, Mikhail Watford, 66 anni, oligarca di origini ucraine, è stato trovato impiccato nel garage della sua villa da 18 milioni di sterline nel Surrey, in Inghilterra. Ha lasciato una moglie e tre figli. Aveva fatto una fortuna nel settore dell’energia nell’Unione sovietica, prima di creare un impero immobiliare in Gran Bretagna. Il Sun ha definito sospetta la sua morte: nel 2000 aveva cambiato il suo cognome originario, Tolstosheya, e aveva fatto affari nel settore della raffinazione del petrolio in Ucraina.

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Redazione PL