Pesanti accuse del giudice Di Matteo al ministro Bonafede

Nel corso della trasmissione Non è l’Arena su La7, si è consumato un grave incontro politico-istituzionale fra un magistrato ed un ministro, con in sottofondo le dimissioni del presidente del Dap Basentini

Uno grave scontro politico-istituzionale  si sta consumando tra il giudice Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Tutto è iniziato con le accuse lanciate dal magistrato al guardasigilli nel corso della trasmissione «Non è l’Arena», in onda su La7, mentre era in corso un dibattito sulle dimissione del direttore del Dap Franceso Basentini, che recentemente è stato al centro di una polemica per le scarcerazioni di alcuni boss.

LE ACCUSE DI DI MATTEO 

In un suo intervento Nino Di Matteo ha raccontato che due anni fa, prima della nomina di Bonaccini a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il ministro Bonafede gli aveva proposto di dirigere il Dap o in alternativa gli Affari penali. Ecco cosa ha detto in proposito: «Venni raggiunto da una telefonata del ministro che mi chiese se ero disponibile ad accettare l’incarico di capo del Dap o in alternativa quello di direttore generale degli Affari penali, il posto che fu di Falcone. Io chiesi 48 ore di tempo per dare una risposta. Nel frattempo alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla procura antimafia e anche al Dap avevano descritto la reazione di importantissimi capi mafia: se nominano Di Matteo per noi è la fine».

IL NO DI BONAFEDE

Di Matteo ha continuato il suo intervento dicendo: «Quando  andai a trovare il ministro per dirgli che avevo deciso di accettare l’incarico al Dap,  improvvisamente il ministro mi disse che ci aveva ripensato e che nel frattempo avevano deciso di nominare il dottor Basentini». E ha aggiunto:  «Ci aveva ripensato, o forse qualcuno lo aveva indotto a ripensarci».

LA REPLICA DEL MINISTRO BONAFEDE

Subito dopo, sempre in diretta, è arrivata la replica del ministro Bonafede, con un’accesa telefonata: «Rimango veramente esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione grave nella misura in cui si lascia trapelare un fatto assolutamente sbagliato e cioè che sarei arretrato dalla mia scelta di proporre al dottor Di Matteo un ruolo importante all’interno del ministero perché avrei saputo di intercettazioni. Di Matteo lo stimo, ma dobbiamo distinguere i fatti dalle percezioni, perché dire che agli italiani che lo stato sta arretrano rispetto alla lotta mafia è un fatto grave. Quando lui è venuto al ministero gli ho detto che tra i due ruoli per me sarebbe stato molto più importante quello di direttore degli Affari penali perché era molto piu’ di frontiera nella lotta alla mafia. Quindi non gli ho proposto un ruolo minore nella lotta alla mafia. E a me sinceramente era sembrato che alla fine dell’incontro fossimo d’accordo».

DI MATTEO HA CONFERMATO LE SUE ACCUSE

Questa la replica di Di Matteo dopo l’intervento di Bonafede: «Io oggi non ho fatto interpretazioni, ma ho raccontato dei fatti precisi e li confermo. Preciso che non si trattava di una sola intercettazione, ma in piu’ sezioni di 41 bis c’erano state dichiarazioni fatte ostentatamente dai detenuti che, gridando da un piano all’altro, dissero che ‘se e arriva Di Matteo questo butta la chiave’. Mi pare che il ministro abbia confermato i fatti, io non do interpretazioni».

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO

Nel mondo politico l’effetto di questo scontro è stato  immediato. Le opposizioni hanno chiesto che Bonafede vada in Parlamento immediatamente, perché non c’è alternativa. «Qualcuno mente ─ dicono da più parti ─ O di Matteo lascia la magistratura, o Bonafede lascia il ministero della Giustizia». La maggioranza invece  difende il Guardasigilli  e fa quadrato. Ma  la vicenda che è venuta fuori non è di secondaria importanza e rischia, come ha detto Matteo Renzi, di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni.