Il governo ha deciso: con la nuova legge di bilancio addio al cashback

Stop definitivo al cashback. Il programma, già sospeso a giugno, si concluderà il 31 dicembre, fatti salvi gli obblighi relativi alle controversie derivanti dall’attuazione del programma

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Il cashback di Stato è durato meno di un anno. È stato uno dei provvedimenti più “sbandierati” dal governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte. Ma verrà accantonato dal governo presieduto dall’ex numero uno della Bce Mario Draghi. D’altro canto l’attuale esecutivo, fin dal suo insediamento, ha dimostrato di considerarlo fra le misure più sacrificabili, a fronte di altre priorità. Ma c’è stato anche il “fuoco incrociato” di parte della maggioranza che sostiene Draghi. In primis la Lega ma anche il Pd. Per cui a difendere il cashback era rimasto il solo Movimento 5 Stelle. E quindi il suo destino pareva segnato già da tempo. Addio, quindi, al rimborso di parte delle spese effettuate con moneta elettronica. Con buona pace anche della Bce che con una lettera aveva elencato una serie di riserve sul provvedimento.

IL PERCHÈ DELLO STOP

Già a fine giugno una fonte di Palazzo Chigi, nel sospendere il provvedimento, aveva spiegato il punto di vista del governo targato Draghi: «Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori». Allora, comunque, c”era stato il rinvio per una futura decisione definitiva. Decisione che, abbiamo visto, è arrivata. D’altro canto le parole usate per il rinvio, sebbene non attribuibili direttamente a Draghi, dicevano molto dell’opinione del premier sul cashback. Che, nella sostanza, era considerato come misura che favorisce i ricchi o chi, comunque, è in condizioni di relativo benessere. E, quindi, è più abituato a utilizzare strumenti elettronici per i pagamenti, oltre ad avere una maggiore disponibilità di spesa.

COME SARANNO UTILIZZATI IL RISPARMIO

Nell’articolo 165 della bozza della manovra 2022 si legge infatti che “il programma di attribuzione di rimborsi in denaro per acquisti effettuati mediante l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici si conclude il 31 dicembre 2021, ferma restando la sospensione” già in atto”. Inoltre “le Convenzioni stipulate dal Ministero dell’economia e delle finanze con PagoPa S.p.A. e con Consap sono risolte a decorrere dal completamento delle operazioni di rimborso cashback e rimborso speciale, fatti salvi gli obblighi relativi alla gestione delle controversie derivanti dall’attuazione del programma”. I fondi risparmiati dopo l’addio al cashback ammontano a circa 1,5 miliardi di euro. Denaro che sarà utilizzato per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali. Obiettivo di questo riordino del comparto è una tutela più ampia e strutturale dei lavoratori occupati in aziende in crisi temporanea o sistemica. Cardini della riforma saranno un investimento sulla formazione continua e un miglioramento delle politiche attive per il reinserimento sul mercato.

PERCHÈ ERA STATO INTRODOTTO IL CASHBACK

Gli obiettivi del cashback, alla sua introduzione, erano parecchi. Intendeva stimolare la spesa con strumenti di pagamento elettronici, e quindi sempre tracciabili. E questo, secondo il governo, avrebbe dovuto rifilare un colpo all‘evasione fiscale. Non solo. Si intendeva anche venire incontro alle esigenze dei commercianti, messi in crisi dalle ricadute della pandemia. Per cui si pensava che potesse funzionare da sprone alla spesa in generale, anche per importi di piccole dimensioni. Su questo fronte un certo risultato si è avuto, se è vero che lo scontrino medio, nel periodo in cui il cashback è stato attivo, è stato di 35 euro e la fascia di spese più gettonata è stata quella fra i 25 e i 50 euro, con quella entro i 5 euro al secondo posto.