“Non sapevo di curare Messina Denaro”, così ha dichiarato il dott. Alfonso Tumbarello nell’udienza che si è celebrata nel Tribunale di Marsala. “Ero stato ingannato da un mio assistito (Andrea Bonafede) che aveva tradito il rapporto fiduciario che c’è tra il medico e il pazient, e e non potevo assolutamente immaginare che c’è stata una cessione di identità”.
Per la Procura, invece, Tumbarello sapeva benissimo che il suo assistito, al quale ha prescritto oltre 130 ricette, era il boss latitante. “Se lo avessi saputo, sarei andato subito dalle forze dell’ordine”. Poi, ha spiegato che Andrea Bonafede gli disse che a ritirare le successive ricette mediche sarebbe andato il cugino omonimo, perché lui non voleva che i familiari sapessero della sua patologia tumorale.
Oggi si terranno le controrepliche della difesa e la sentenza del gup di Palermo al processo ad Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara arrestato e accusato di associazione mafiosa per aver prestato la sua identità al capomafia.