La Pasqua in Sicilia è una festività molto sentita non solo da un punto di vista religioso e culturale ma anche culinario. Quali sono le tradizioni che ancora oggi sono rispettate a tavola durante le festività pasquali? Se antipasti, primi e secondi riempiono le tavole con numerosi piatti tipici, i veri protagonisti della tradizione pasquale sono i dolci.
Il menu del pranzo di Pasqua è sempre ricco di numerose portate, a partire dall’antipasto, spesso dal sapore rustico, accompagnato da pomodori secchi, sottoli e sottaceti, uova sode, taglieri di salumi e formaggi, pane casereccio e olive condite. Tra i primi, insieme a lasagne o cannelloni, immancabile il timballo di anelletti al forno nella sua versione classica, con ragù di maiale, piselli, melanzane, uova sode e formaggio, o la pasta con ricotta e fave, leguminosa di questa stagione.
In Sicilia, l’agnello e il capretto rappresentano il secondo tipico delle festività pasquali. Tradizionalmente, si prepara l’“agnello aggrassato”, ricetta in umido con contorno di patate. Per gli amanti delle grigliate, via libera a salsiccia, classica o condita, puntine di maiale, mangia e bevi e stigghiola.
I dolci chiudono il pranzo di Pasqua. Sempre presente la cassata siciliana, tipico della tradizione dolciaria siciliana, il cui nome deriva dall’arabo qas’at, bacinella, che ne richiama la forma. Di questo dolce, a base di ricotta zuccherata di pecora, pan di Spagna, pasta reale e frutta candita, se ne parlava già nel 1575 a Mazara del Vallo. Infatti, un documento ufficiale del primo sinodo dei vescovi siciliani affermava che la cassata è “irrinunciabile durante le festività”, rafforzato da un proverbio siciliano che dice “Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua”.
Inizialmente, la cassata, nella sua preparazione originaria, era una pasta frolla farcita con ricotta zuccherata e poi infornata. La sua origine si deve alla grande tradizione dolciaria delle monache siciliane per celebrare la Pasqua dopo i sacrifici quaresimali. Durante l’epoca normanna, presso il convento della Martorana di Palermo, le suore crearono la pasta reale, da cui prese il nome, un impasto a base di farina di mandorle e zucchero, colorato di verde. Successivamente, fu aggiunto il cioccolato, introdotto in Sicilia dagli spagnoli, e, infine, durante il periodo barocco i canditi. Nel 1873, durante la Belle Epoque, in occasione di una esposizione internazionale di pasticceria a Vienna, il famoso pasticciere Salvatore Gulì aggiunse la zuccata come decoro e sostituì la pasta frolla con il pan di spagna.
Altro dolce simbolo è l’agnello pasquale, sempre a base di pasta di farina di mandorla. Famoso è quello di Favara, realizzato con pasta reale e un morbido cuore di pistacchio al centro.
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