Serviva una prova rassicurante in questa domenica di fuoco (letteralmente) di fine luglio. Al Renzo Barbera il Palermo del traghettatore Di Benedetto riesce a superare non senza difficoltà la Reggiana dell’ex Diana con il risultato di 3-2 guadagnandosi l’accesso al prossimo turno di Coppa Italia. A decidere la partita, neanche a dirlo, è Matteo Brunori autore di un’incoraggiante tripletta (3′ pt, 38′ pt e 35′ st).
Bisogna però sottolineare che l’ambiziosa Reggiana di Diana si è presentata all’appuntamento con un evidente ritardo di preparazione e una formazione ancora piuttosto rimaneggiata. Insomma, non possiamo parlare di test pienamente probante. Al netto dei limiti dell’avversario (ben altra cosa rispetto al Pisa), il Palermo ha comunque mostrato una certa compattezza, sconfessando in parte i preoccupanti allarmi lanciati dal dimissionario Silvio Baldini che parlava di gruppo irrimediabilmente lacerato.
Da dove ripartire, quindi? Conferma di bomber Brunori a parte, gli spunti non sono tantissimi. Valente, autore di due assist, si è mostrato in gran forma e padrone assoluto della fascia destra. Floriano ha confermato i suoi 45′ di autonomia massima, seppur giocati a buoni livelli. Capitan De Rose, Marconi e Lancini (uscito nel primo tempo per infortunio) il vero zoccolo duro di questa squadra. Insomma, la stessa formazione dell’anno scorso con il solo Pigliacelli elemento di novità.
Il Palermo ha vinto, ma contro una squadra di C. Rosafio e il fischiatissimo D’Angelo (che esulta in faccia ai tifosi rosanero in curva sud) hanno messo paura e questo francamente non lascia sereni. I nuovi, rimasti in panchina, restano un mistero. Un po’ come il futuro prossimo di questo Palermo che si conferma cantiere aperto. Manca un direttore sportivo, un allenatore a lunga scadenza e di conseguenza anche le sue indicazione per i rinforzi di fine mercato. Questa squadra ha un anima, ma è incompleta. Eppure all’esordio di Torino manca pochissimo e i dubbi sono davvero tanti.