Il prete pagava i ragazzini per incontri hard in chat: la madre sapeva e incassava

I minorenni inviavano video al prete in cambio di soldi e ricariche prelevate
dalle offerte dei fedeli nelle messe della domenica. La madre invogliava il figlio a chiamare

Secondo i carabinieri di Termini Imerese, Vincenzo Esposito, un prete siciliano di 63 anni originario di Caltavuturo, da aprile a luglio di quest’anno ha chiesto a quattro ragazzini di spogliarsi e toccarsi davanti al cellulare in cambio di ricariche del telefono e versamenti su Poste- pay. Il denaro, secondo l’accusa, il sacerdote lo prendeva dalle offerte dai fedeli raccolte durante le messe domenicali. Un giro torbido, scoperto grazie alle intercettazioni dai carabinieri della compagnia di Termini e dalla Procura di Palermo che dopo 3 mesi di indagini hanno condotto in cella il prete e la madre di uno dei ragazzini ai domiciliari. Gli adolescenti contrattavano al telefono riprese, filmati hard, foto e videochiamate a sfondo erotico.

ACCORDI TELEFOMICI

Come riporta Repubblica, sono quattordici gli episodi accertati dai carabinieri, ma tutti senza contatti fisici fra il prete e i quattro ragazzini di Termini Imerese e circondario. Solo adescamenti on line per poche decine di euro, massimo 50. Per i ragazzi era diventato un modo per guadagnare qualcosa, tanto ceh talvolta erano loro a chiamare “don Vincè”. «Padre, mi manda a me che sono senza una lira?… ». Risposta del prete: «No, perché non ho niente, ho solo pochi soldi, ormai li ho promessi ad altri…». Il ragazzo insiste: «Dieci euro ché mi compro le sigarette, padre». «Ora vediamo, poi parliamo… ok», risponde il parroco al ragazzino che insiste. «Padre, a me mi deve dire una parola si o no …». «Te l’ho detto, ora vediamo, eh…». «Caso mai ti mando dieci euro con A., va bene?».

LA MADRE, ARRESTATA, ERA CONSAPEVOLE

Dalla ricostruzione effettuata dell’accusa, si evince che il sacerdote «con cadenza e frequenza giornaliera» era solito contattare ragazzi minorenni di Termini Imerese e delle zone limitrofe con i quali faceva delle videochiamate a sfondo sessuale mediante le applicazioni whatsapp o messenger. I minori, scrivono gli inquirenti, compivano «atti di autoerotismo dietro la promessa e corresponsione di somme di denaro che poi venivano caricate dall’indagato su carte Postepay in uso ai minori». Assieme al sacerdote è stata arrestata e mandata ai domiciliari anche la madre di uno dei quattro ragazzi, una donna di 51 anni. Sempre secondo gli inquirenti, la donna ha indotto alla prostituzione il figlio e un suo amico. Gli inquirenti dicono che sapeva delle richieste del prete nei confronti del figlio e invece di denunciare l’abuso lo incoraggiava, in cambio di denaro. Incassando parte del denaro sborsato dal prete. Anzi, a volte, «inducendo e invogliando il figlio a chiamare e contattare il sacerdote».