“Il vino nuoce gravemente alla salute”: via libera Ue agli avvisi sulle etichette

Già in Irlanda si potrà scrivere sulle etichette di vino che è pericoloso per la salute. Il no di Italia e Francia: non servono messaggi “terroristici” come per le sigarette

L’Irlanda potrà scrivere sulle etichette di vino, birra e liquori che sono pericolosi per la salute. Praticamente il vino come le sigarette: sulle etichette delle bottiglie di vino, birra e liquori potranno esserci avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Questo provvedimento sarà in vigore in Irlanda, che ne aveva fatto richiesta lo scorso giugno alla Commissione europea. Il periodo di moratoria è scaduto a fine dicembre 2022, e quindi l’esecutivo Ue ha confermato la possibilità di adottare questa legge. Con la decisione di Bruxelles l’esempio irlandese potrebbe essere seguito da altri Paesie, e. ovviamente, questo via libera ha suscitato reazioni tutt’altro che positive da parte di alcuni Paesi europei tra cui l‘Italia, la Francia e la Spagna. Queste nazioni, insieme ad altri sei Stati membri Ue, avevano mostrato ferma opposizione in sede di consultazione.

L’accusa è quella di favorire in questo modo «una pericolosa barriera al mercato interno». La preoccupazione, in particolare dell’Italia che è tra i Paesi in prima linea nella produzione del vino, è quella di demonizzare un consumo che, se moderato e di qualità, non implicherebbe i pericoli descritti dalle targhette di avvertenza. Che rischiano di danneggiare gravemente una filiera strategica.

Reazioni negative

Tra le prime reazioni in Italia quella di Coldiretti: “Il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero. Secondo l’associazione si tratta di un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro, principale voce dell’export agroalimentare”. Parere analogo a quelli espressi da Filiera Italia e Federvini.

Foto libera – Taha Samet Arslan