In Iran le proteste in corso da settembre, si sono intensificate, trovando ancora una dura reazione da parte delle forze di sicurezza. Gli agenti reprimono le manifestazioni anche sparando da distanza ravvicinata alle donne e colpendole al volto, agli occhi, al seno e ai genitali. Lo hanno denunciato al Guardian medici iraniani di varie città del Paese. Medici che trattano i feriti in segreto per evitare l’arresto. Raccontano di essere ormai traumatizzati dai corpi delle donne che vedono arrivare.
Intanto il governo mantiene una linea durissima rispetto alle proteste. Lo dimostra l’impiccagione per uno studente 23enne, che ha attirato aspre critiche da Stati Uniti ed Europa. Il manifestante è stato ritenuto colpevole di “inimicizia contro Dio per aver bloccato una strada, aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere e avere ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio”. I fatti risalgono alla fine di settembre, quando da pochi giorni erano esplose le dimostrazioni per Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta per le bastonate alla testa mentre era in custodia della polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto.