Giallo in Qatar: durante Argentina-Olanda muore un giornalista americano. Dubbi e sospetti

Nei giorni scorsi era stato fermato a Doha per aver indossato una maglietta a favore del movimento Lgbtq. Il fratello: «Lo hanno ucciso»

Il giornalista americano Grant Wahl di 48 anni  durante la partita Argentina-Olanda valida per i Mondiali in Qatar si è accasciato a terra, ed è morto. Era un veterano tra i cronisti sportivi e lavorava per la Cbs. Dopo essersi accasciato è deceduto sul colpo. Nei giorni scorsi Grant Wahl era stato fermato a Doha per una maglietta arcobaleno a sostegno dei diritti Lgbtq, e sempre nei giorni scorsi aveva lamentato di non sentirsi bene.  Si era rivolto all’ambulatorio del centro stampa credendo di avere una bronchite, e gli era stato somministrato uno sciroppo per la tosse e ibuprofene. Aveva poi detto di sentirsi meglio. Anche per questo collegamento il fratello di Grant vuole vederci chiaro e chiede aiuto alle autorità americane. In un video, pubblicato nella notte su Twitter, tra le lacrime dice: «Sono gay. Grant aveva indossato la maglietta per me. Era in piena salute. Non ci credo che sia morto. Credo sia stato ucciso». La Fifa ha diffuso una nota di condoglianze, ricordando il recente premio conferito assieme all’associazione internazionale dei giornalisti a Wahl per aver seguito otto coppe del mondo: «11 suo amore per il calcio era immenso».

Aveva fatto otto mondiali. Dubbi e sospetti per la sua morte.

Nella sua newsletter, Wahl aveva raccontato che questo non era il mio primo mondiale. «Ne ho fatti otto ─  aveva scritto ─ , e mi sono ammalato ogni volta». Ed aveva aggiunto: «Si tratta solo di trovare un modo per portare a termine il proprio lavoro». Era molto attaccato anche alla nazionale. Lo scorso 3 dicembre aveva ammesso di aver sofferto “una capitolazione involontaria da parte del mio corpo e della mia mente” dopo la partita Stati Uniti-Olanda. Le circostanze sulla sua morte hanno destato  qualche dubbio, e qualche sospetto. Nulla di concreto almeno fino ad ora. Del suo decesso ha parlato anche il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, che ha detto di essere “in stretto contatto” con la famiglia del giornalista.