L’ anteprimista, nell’ormai lontano 1947, fu Serafina Quattrocchi, prima tra le donne a essere eletta sindaco in Sicilia.
Precisamente, in quota Democrazia Cristiana, a Mazzarino, all’epoca florido centro agricolo in provincia di Caltanissetta, che amministrò fino al 1951. Erano le prime elezioni comunali del dopoguerra e lei fu la più votata. Rimanendo, tuttavia, pur sempre un unicum nel tessuto politico siciliano, ancora lontano dal radicamento delle donne nel territorio sotto il profilo istituzionale.
Negli anni a venire, di fulgidi esempi di prime cittadine nell’isola ce ne sarebbero stati diversi, a partire dalla compianta Elda Pucci a Palermo. Prima e unica donna nella storia del capoluogo siciliano a ricoprire la prestigiosa carica, dal 1983 al 1984. Un mandato breve che lasciò però il segno: sotto la sua guida, infatti, per la prima volta il Comune si costituì parte civile in un processo di mafia. Occorrerà tuttavia attendere gli anni più recenti affinché la presenza femminile ai vertici istituzionali, di piccole e grandi realtà, possa riscattarsi dall’episodicità fino a diventare un fatto “normale”.
Le elezioni amministrative appena conclusesi lo hanno dimostrato, riservando sorprese e novità anche in Sicilia.
Sindaco o sindaca? Per qualcuna poco importa, per altre è d’obbligo il maschile e, per altre ancora, la “a” finale è necessaria, perché esprime una valenza di genere che sovrasta persino le regole grammaticali. Punti di vista. Ciò che è certo, è che in Sicilia le donne alla guida dei Comuni sono sempre più numerose. E qualcuna di loro, ha addirittura conquistato un primato: quello di primo sindaco donna nella storia. Che siano espressioni del civismo, del centro-destra o dello schieramento progressista poco importa. I numeri non sono eclatanti, per carità. Ma il trend è decisamente in crescita e, in qualche caso, alcune vittorie appaiono tutt’altro che marginali nello scacchiere politico isolano.
I primati, dunque: è il caso di Aidone, in provincia di Enna, che ha eletto il primo sindaco donna: si tratta di Annamaria Raccuglia, espressione del centrodestra. Con 793 preferenze ha sconfitto l’avversaria Sonia Gangi. E che dire di Sutera, nella provincia nissena, che elegge per la prima volta nella storia una donna, Giuseppina Catania, con una lunga esperienza lavorativa nel settore delle confederazioni agricole. Una vittoria netta: 556 voti contro le 339 preferenze del sindaco uscente, Giuseppe Grizzanti. Altro esito schiacciante a Comiso, uno dei Comuni più importanti del territorio ragusano, dove Maria Rita Schembari ha sconfitto lo sfidante Salvo Liuzzo 75% a 25%: già alle prime tre sezioni scrutinate, il risultato appariva certo.
Nella stessa provincia, a Modica, è eletta Maria Monisteri, sostenuta da quattro liste civiche di area centrodestra.
Anche Portopalo di Capo Passero, in provincia si Siracusa, elegge un sindaco donna: un primato doppio, perché Rachele Rocca è anche la più giovane della storia del Comune. E a Castell’Umberto, nel messinese, Veronica Maria Armeli vince le elezioni e diventa il primo sindaco della città dei Nebrodi.
Novità anche in provincia di Palermo. La storia di Collesano si tinge di rosa: per la prima volta, il comune madonita sarà guidato da una donna, Tiziana Cascio, che ha sconfitto i due competitor Michele Iannello e Giovanni Sapienza.
E Concetta Di Liberto è la prima donna a ottenere la carica di sindaco a Sciara. Si tratta degli unici sindaci donne eletti nella città metropolitana di Palermo.
Quattordici i comuni della provincia di Agrigento andati al voto il 28 e 29 maggio. Delle quattro donne candidate, nessuna è riuscita a conquistare la poltrona di primo cittadino. Stessa situazione nella provincia etnea, dove diciotto comuni sono andati alle urne, e in quella trapanese, dove le elezioni hanno interessato dodici municipalità. A Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo, in tanti sono rimasti delusi per la bocciatura di Michela Taravella, sconfitta da Giulio Giardina e da Peppuccio Di Maggio, eletto sindaco. Risultati alterni, tra successi e sconfitte, che aprono riflessioni sull’incidenza sempre maggiore della presenza femminile in politica. Con buona pace di chi ritiene necessarie le quote rosa per accedervi.