In Sicilia le banche se ne vanno: tanti sportelli in meno nelle città e in molti paesi

Negli ultimi cinque anni hanno chiuso il 26 per cento di sportelli bancari. Disagi in molti paesi e per gli anziani. Persi anche molti posti di lavoro

In Sicilia è in atto una desertificazione bancaria che dura da cinque anni. Secondo Bankitalia, in Sicilia hanno abbassato la saracinesca il 26 per cento degli sportelli bancari: dai 1.583 del 2015 ai 1.174 del 2020. Questo dato è superiore alla media di tutta Italia, dove la contrazione è stata del 22,4 per cento. A Palermo l’ultima chiusura c’è stata a metà luglio, con la scomparsa di una storica filiale del Banco di Sicilia, gruppo Unicredit. Quella di via Marchese di Villabianca, a pochi passi dall’Enel. Ma nello stesso periodo sono scomparsi anche gli sportelli di Belmonte Mezzagno, Campobello di Mazara, Custonaci e Canicattini Bagni. Scrive oggi Repubblica che su 391 comuni siciliani, ben 109 sono rimasti senza alcuno sportello bancario.

DISAGI PER TANTI E PER LE PERSONE ANZIANE

In proposito Mimma Argurio della Fisac-Cgil dice: «Si pone un problema di mancanza di servizi essenziali, ma anche di presidi di legalità. Le aree interne che sono già penalizzate nelle infrastrutture vengono ulteriormente colpite dall’assenza di una banca». Inoltre la Argurio aggiunge: «Non c’è solo il disagio delle persone più anziane che tra l’altro sono più vulnerabili sia alle truffe tradizionali che a quelle on line ma anche decine di piccoli imprenditori che perdono un loro punto di riferimento e diventano più facilmente preda di usurai e criminalità».

TAGLI AGEVOLATI DALLA PAMDEMIA

Ma anche la pandemia sembra avere accelerato le chiusure. Lo conferma Anna Cutrera della First- Cisl: «Non c’è dubbio che questi tagli siano stati ulteriormente agevolati dal maggiore uso dell’home banking fra i clienti e dall’introduzione dello smart working fra i dipendenti. Ciò ha permesso di accorpare su un’unica figura servizi di varie filiali. Ma il problema ─ continua Cutrera ─, va inquadrato in un generale impoverimento e svuotamento delle aree interne della Sicilia. Con le banche spariscono scuole, ospedali e tutti gli altri servizi essenziali che continuano a concentrarsi nei grandi centri ma anche si smaterializzano utilizzando le nuove tecnologie. Solo che così si condanna a morte la periferia del Paese». Assieme agli sportelli spariscono pure posti di lavoro. Negli ultimi cinque anni in Sicilia i lavoratori bancari sono scesi da 12.122 a 9.534, con una riduzione del 21,3 per cento e la perdita secca di 2.588 posti.