Con i 48 di ieri il totale dei decessi in Sicilia, dall’inizio della pandemia, è di 1.275. Tanti, se si considera che fino al 30 giugno, quindi solo nella prima ondata, nell’isola erano morte 282 persone. Invece, dal primo luglio ad ora, nell’isola ci sono stati altri 993 morti di Covid. Basti dire che solo negli ultimi otto giorni si sono contati 330 decessi. Questi numeri fotografano alla perfezione quanto sia violenta questa seconda ondata di coronavirus, che però colpisce principalmente una ben determinata fascia di contagiati. Secondo l’Osservatorio epidemiologico della Regione, qui in Sicilia l’età media di chi non ce l’ha fatta, è di circa 78 anni, due anni in meno rispetto al dato nazionale. Anche se non mancano le eccezioni, come un prete di Ragusa morto qualche giorno fa ad appena 47 anni.
Come riportato da La Repubblica, Antonio Cascio, direttore di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo, ha fatto un identikit di chi muore di più per Covid: «Il profilo della vittima è quello di un uomo anziano con più patologie, che possono andare dal diabete all’insufficienza renale. Un soggetto a rischio è anche chi ha problemi di obesità, questa pandemia deve spronarci a curare più la forma fisica per tutelare la salute». A conferma di quanto afferma il dottore, in Italia, ed anche in Sicilia, il 65,3 percento dei deceduti per Covid aveva altre patologie. Inoltre nell’isola il 60 per cento delle vittime è rappresentato da maschi.
C’è comunque una categoria che sta dimostrando di essere più a rischio di altre. È quella degli ospiti delle case di riposo e delle Rsa. I focolai scoppiati nelle strutture della Sicilia sono tantissimi, come tantissimi sono i decessi registrati in queste strutture. Soltanto a Villa delle Palme a Villafrati sono morti in primavera 16 anziani. «Dentro questi centri ─ ha spiegato il dottore Cascio ─ ci sono persone che, solitamente, hanno già delle difficoltà e altre, come operatori e infermieri, che avendo contatti con l’esterno, inavvertitamente, possono portare il virus». Ma stando ai dati anche i preti sono a rischio. Nell’ultima settimana ne sono morti cinque. I sacerdoti spesso vanno a trovare gli anziani per l’eucarestia o soltanto per dare conforto, può capitare la disattenzione, ed il pericolo è sempre in agguato. Per cautela l’arcidiocesi di Palermo ha sospeso anche la catechesi, ma non le messe, che continuano ad essere celebrate «rispettando le misure di sicurezza». Inoltre l’arcivescovo don Corrado Lorefice ha invitato i preti alla «massima attenzione» nelle visite agli ammalati e agli anziani: «Si eviti che lo stesso ministro straordinario raggiunga nel medesimo giorno più infermi, trattandosi delle persone più esposte ad un eventuale contagio».