Per la prima volta un incidente avvenuto durante l’orario lavorativo in smart working, è stata riconosciuto come infortunio sul lavoro. Per un’impiegata amministrativa di un’azienda metalmeccanica di Treviso, questa novità ha comportato un adeguato risarcimento. È un caso che potrebbe avere effetti a catena su altri fatti simili.
È accaduto lo scorso settembre. La donna, mentre era a casa, durante l’orario di lavoro in modalità smart working, ha chiamato con lo smartphone di servizio una collega. L’impiegata cinquantenne, meytre telefonava è inciampata, ed è caduta nelle scale procurandosi un paio di fratture. Immediatamente si è recata al pronto soccorso, spiegando le modalità dell’accaduto e precisando che l’incidente era avvenuto durante l’orario lavorativo in smart working. Immediatamente è partita la segnalazione dell’accaduto all’Inail.
L’Inail inizialmente non aveva accettato l’idea del collegamento tra l’attività svolta dall’impiegata al momento della caduta dalle scale e le mansioni specifiche. Quindi, in un primo momento l’accaduto non aveva avuto il riconoscimento di infortunio sul lavoro. A quel punto è intervenuto il sindacato, la Cgil, che ha fatto ricorso amministrativo all’Inail. L’Istituto, dopo la revisione, è tornato sui suoi passi, e il ricorso amministrativo ha avuto esito positivo. All’impigata è stato riconosciuto un risarcimento comprendente: giorni malattia, risarcimento di 20mila euro per «danno biologico» e visite e terapie gratis senza obbligo di ticket per i prossimi dieci anni.