Infermiera No Vax iniettava soluzione salina al posto dei vaccini

Quasi 9mila le persone che in Bassa Sassonia sono state “risparmiate” dal vaccino anti Covid da una sanitaria in vena di folli crociate

Lo chiamano effetto placebo, ed è quello che accade ai pazienti, solitamente non gravi, che credendo di avere assunto un medicinale finiscono per trarre reale giovamento. Una pratica che attiva la sfera psichica e che può andare bene per i malati immaginari, ma non corretta nei confronti di chi rischia di beccarsi uno dei virus più letali da quando esiste l’essere umano. Una cosa è certa: l’infermiera No vax, che in Bassa Sassonia ha somministrato tramite iniezione, soluzione salina al posto dei vaccini anti Covid, alle circa 8.600 persone non avrà certo provocato fastidi di nessun tipo. Nè dolori articolari, febbre, mal di testa, che l’iniezione contenesse AstraZeneca, Pfizer o Moderna di sorta.

TRA LE VITTIME DELL’INFERMIERA TANTI ULTRAOTTANTENNI

Sono stati i colloqui con gli utenti del centro vaccinale a insospettire gli investigatori. Fra le vittime della donna ci sarebbero molti ultraottantenni e over 70 ma anche colleghi infermieri e medici della regione, classi di età e categorie professionali alle quali il vaccino è stato offerto dalla scorsa primavera in Germania. Gli investigatori avrebbero poi verificato che la sospettata, che oggi rifiuta di collaborare con la giustizia secondo quanto riferisce la stampa tedesca, avrebbe in passato condiviso sui social i suoi dubbi sull’efficacia dei vaccini.

ALLA RICERCA DEGLI…INGANNATI

Ad aprile era bastato contattare 200 persone per risalire ai sei vaccinati con l’acqua e sale ma se la cifra di 8.600 iniezioni tarocco sarà confermata, le autorità sanitarie del Friesland dovranno ricominciare da capo. «Non possiamo sapere quante persone siano state realmente colpite», ha ammesso in conferenza stampa Sven Ambrosy, il presidente del Friesland. Il circondario si è subito attivato per invitare tutti coloro che abbiano ricevuta una dose di vaccino fra marzo ed aprile a contattare le autorità sanitarie e a presentarsi nello stesso centro dove operava l’infermiera sospettata per riceve una nuova iniezione.