Rinvio a giudizio. Questa è la richiesta della Procura di Palermo per un medico, V.F. le iniziali , accusato di omicidio colposo per aver somministrato il vaccino AstraZeneca contro il Covid a Cinzia Pennino, l’insegnante di 46 anni della scuola Don Bosco, morta il 28 marzo del 2021 a distanza di 17 giorni dalla prima dose.
La prima volta che la donna si era recata all’hub vaccinale non le venne fatto il vaccino perché obesa, furono seguite quindi le direttive dell’istituto superiore di Sanità. A distanza di qualche giorno, il medico accusato di omicidio colposo fece il vaccino alla donna. L’insegnante è morta a causa di una trombosi.
La difesa, in fase di indagini, ha sottolineato che due consulenze hanno escluso il nesso di casualità tra il decesso della donna e la somministrazione del vaccino. Non sarebbe provato che l’utilizzo del medicinale di un’altra casa farmaceutica al posto di Astrazeneca avrebbe avuto esiti diversi sulla donna. Ancora adesso non esiste un evidenza scientifica che sancisca una correlazione tra i vaccini e l’insorgenza di trombosi.
Secondo l’accusa il medico, oggi in pensione, avrebbe dovuto accorgersi che Cinzia Pennino sarebbe stata affetta da “obesità severa evidente” perché avrebbe avuto un indice di massa corporea “superiore al valore di 35 (pari a 39,79). Per tale motivo la donna sarebbe dovuta rientrare nell’elenco delle “persone estremamente vulnerabili”, alla quale il medico avrebbe dovuto somministrare un “vaccino a mRna”, ovvero Pfizer o Moderna.
La prossima udienza è fissata per giovedì 12 dicembre, quel giorno sarà la volta della difesa con l’avvocato Dario Gallo. Successivamente ci sarà la decisione del giudice per l’udienza preliminare. I familiari della vittima, costituiti parte civile nel processo, sono assistiti dall’avvocato Luigi Miceli.