A poche ore dal suo coming out, non sono mancati le critiche e gli insulti (alcuni anche omofobi) verso Giulia Talia. La 24enne romana, aspirante concorrente di Miss Italia, ha dichiarato apertamente la sua omosessualità in un video su Instagram. Si tratta quindi della prima aspirante reginetta d’Italia dichiaratamente lesbica.
Laureata in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, attualmente tirocinante in uno studio d’architettura. A marzo discuterà la tesi di un master in interior design. Entrata di diritto alle prefinali per Missi Italia, racconta al Corriere: “Sono felice di poter accendere un faro su questo tema. Vivo da quasi tre anni con la mia compagna, Barbara. Ci siamo conosciute in un locale con amici, un mese dopo eravamo a Santorini per un weekend e sette mesi dopo convivevamo”.
Una scelta che è stata condivisa da molti, sostenuta anche da tante persone del mondo dello spettacolo che hanno appoggiato la giovane Giulia. Ma allo stesso tempo, la notizia ha scatenato anche tante polemiche e offese sui social. Tra chi l’accusa di “usare la sua omosessualità per suscitare compassione nei giudici e poter così vincere miss Italia”. E chi invece ha scagliato contro la 24enne offese più pesanti. Ingiurie che arrivano pochi mesi dopo quelli lanciati a Erika Mattina, finalista di Miss Mondo e fondatrice con la fidanzata Martina Tammaro della pagina Instagram ‘Le perle degli omofobi’.
Una cosa è certa, come sottolineato dal Corriere della sera: Giulia “segna una pagina nuova nella storia del concorso di bellezza più longevo d’Italia”.
In tanti si sono indignati e hanno difeso la scelta di Giulia Talia. “Gli insulti di odio verso le persone che dichiarano la propria sessualità sono tali da far venire la pelle d’oca. Offese pubbliche scritte sui social, che scuotono la sensibilità di chi accetta come ‘normalità’ la ‘diversità’,e di chi crede che sia necessario un cambio di passo e di mentalità sociale”. Lo sottolinea Sandro Mangano, coordinatore del Dipartimento delle Libertà Civili di Forza Italia.
“Il problema sta alla base – prosegue Mangano – se si racconta la narrazione di una donna che è mamma, lavoratrice o casalinga, sposata con figli, tutto rientra nella normalità. Se, invece, si parla non tanto del concetto della sessualità ma delle peculiarità di una donna, che nasce come testimonianza, c’è subito un accanimento mediatico. Come se l’omosessualità fosse qualcosa da sbandierare e non un concetto naturale”.