Accusato di far da intermediario al boss di Cruillas, scarcerato barbiere coinvolto nell’operazione “Padronanza”

Giuseppe Bondì era finito in manette durante l’Operazione Padronanza nel 2020

Mulè

I Giudici del Tribunale di Palermo, V sezione collegiale hanno scarcerato Giuseppe Bondì barbiere del quartiere Michelangelo, classe 1981, che era ai domiciliari per l’Operazione Padronanza, indagine antimafia del 2020 relativa al mandamento della Noce, ed in particolare della famiglia di Cruillas.

Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa “…perché, pur non essendo inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio criminoso di cui ai precedenti capi 1 e 2, in concorso con i suoi membri, forniva un concreto specifico, consapevole e volontario contributo materiale alla realizzazione degli scopi tipici del programma criminoso, in particolare perché metteva a disposizione dei membri dell’associazione locali nella propria disponibilità al fine di garantire luoghi sicuri per incontri, curandone anche la riservatezza. In Palermo, dal dicembre 2014 e fino alla data odierna…”. L’ipotesi accusatoria attribuiva al Bondì in ruolo di “…intermediario tra Nicoletti e coloro che necessitavano di conferire con lui, compresi gli stessi componenti della famiglia…”, mettendo a disposizione degli stessi i locali della propria barberia.

NESSUN FAVOREGGIAMENTO A COSA NOSTRA

L’ipotesi accusatoria non ha retto al vaglio dei Giudici del Tribunale di Palermo, V sezione collegiale, che, accogliendo la tesi dell’Avv. Giovanni Castronovo, hanno riqualificato il fatto di reato di favoreggiamento contestato all’imputato, precedentemente condannato a due anni di reclusione (la Pubblica Accusa aveva chiesto la condanna ad anni 6 e mesi 8 di reclusione), disponendone l’immediata scarcerazione.

Dalle indagini era emerso che il boss della Noce Nicoletti (deceduto a febbraio 2020) si recava all’alba presso la barberia del Bondì. La difesa ha richiesto il rito abbreviato condizionato all’esame dello stesso dinnanzi al G.U.P., dott.ssa Marfia. I legali del barbiere hanno dimostrato che in ben 18 mesi di indagine davvero pochi sono stati i contatti tra il Nicoletti ed il Bondì e solo in occasione della necessità del primo di usufruire dei suoi servigi di barbiere. Dunque, l’ipotesi accusatoria era infondata. Adesso dopo un anno e dieci mesi di regime cautelare, il 41enne Bondi è tornato libero