Era una dipendente del call center Almaviva di via Filippo Cordova. Tania Valguarnera, 29 anni, quel 17 maggio del 2015 si stava recando a lavoro. Pioveva e c’era vento. La giovane palermitana aveva posteggiato nei pressi di via Libertà e stava attraversando la strada sulle strisce pedonali, quando fu travolta da un furgone Fiat Doblò bianco.
Avrebbe dovuto fare il turno 7.00 – 11.00 ma aveva chiesto di lavorare alle 10. Una tragica fatalità in quella triste mattina del 2015.
Tania Valguarnera, colpita mortalmente e lasciata sul selciato agonizzante, morì in pochi minuti. Sotto lo sguardo attonito di molti suoi colleghi Almaviva, che la videro spirare dalle finestre del loro palazzone a vetri. Accanto a lei la sua borsa, la cuffietta da lavoro e un ombrello colorato.
Nessuna traccia di quel Doblò e dell’uomo che l’aveva uccisa. Pietro Sclafani, un panettiere di 50 anni, a cui la polizia stradale un anno prima aveva sequestrato la patente per eccesso di velocità, fu però arrestato qualche ora dopo, inchiodato dalle telecamere.
Dopo 5 anni e due gradi di giudizio è arrivata oggi la condanna definitiva. Per Sclafani, che ha patteggiato in appello, solo tre anni e due mesi di carcere. A favore dell’uomo il fatto che all’epoca dei fatti il reato di omicidio stradale non era stato ancora introdotto. Con la nuova legge 41/2016, volta a introdurre nel codice penale i delitti di omicidio stradale e di lesioni personali stradali, puniti entrambi a titolo di colpa, entrata in vigore il 25 marzo 2016, la pena per Sclafani sarebbe stata molto più severa.