Inviate multe da 30.000€, questo errore sul conto corrente di distrugge la vita: potrebbe già essere troppo tardi
Se si possiedono conti correnti bisogna fare molta attenzione per non incappare in multe salatissime
C’è una legge che impone di dichiarare tutti i conti correnti che si possiedono, non solo quelli in Italia, ma eventualmente anche all’estero. Aprire un conto corrente all’estero è una pratica perfettamente legale, ma comporta specifici obblighi di monitoraggio fiscale per i residenti fiscali italiani. Chi detiene conti, depositi o altre attività finanziarie in Paesi esteri deve rispettare la normativa fiscale italiana, dichiarandoli nella propria dichiarazione dei redditi. L’obbligo si estende non solo ai titolari formali delle somme, ma anche ai beneficiari effettivi, compresi i titolari di conti intestati a trust o fondazioni, se risiedono fiscalmente in Italia. La ratio di questa normativa è garantire la trasparenza e il controllo sulle attività patrimoniali detenute fuori dai confini nazionali.
La mancata dichiarazione di un conto corrente estero comporta gravi conseguenze. L’Agenzia delle Entrate ha accesso a un sistema di scambio di informazioni fiscali con altri Stati, che consente di identificare conti non dichiarati e di ricondurre le relative operazioni ai contribuenti italiani. Se viene accertata la violazione, il contribuente rischia sanzioni elevate e accertamenti fiscali volti al recupero delle imposte evase. Per i conti detenuti in Paesi non collaborativi o caratterizzati dal segreto bancario, le sanzioni possono essere ancora più severe, in virtù della maggiore gravità dell’omissione.
Negli ultimi anni, grazie a accordi bilaterali e multilaterali, molti Paesi tradizionalmente considerati paradisi fiscali, come la Svizzera o il Liechtenstein, hanno iniziato a collaborare nello scambio di informazioni finanziarie. La Convenzione multilaterale MCAA, elaborata dall’OCSE, ha favorito la trasparenza fiscale globale, rendendo sempre più difficile nascondere capitali all’estero. Questo sistema ha progressivamente superato il segreto bancario, costringendo anche Paesi extra-UE a fornire dati sui conti dei cittadini italiani alle autorità fiscali.
Il sistema di scambio automatico di informazioni rappresenta un passo fondamentale verso la piena trasparenza fiscale internazionale. A partire dal 2017, l’Italia ha accesso ai dati sui conti detenuti dai propri cittadini in numerosi Stati, inclusi molti ex paradisi fiscali. Questo processo mira a ridurre l’evasione fiscale e a rendere sempre più marginali le giurisdizioni che non collaborano. Per i contribuenti italiani, ciò significa che il rischio di essere scoperti in caso di omissioni nella dichiarazione dei conti esteri è in costante aumento.
Conti correnti e depositi all’estero: quando dichiararli
I conti deposito, i libretti di risparmio e i conti correnti detenuti in Italia generalmente non devono essere inclusi nella dichiarazione dei redditi, poiché i redditi generati sono tassati alla fonte. Tuttavia, per i conti detenuti all’estero da residenti fiscali in Italia, l’obbligo di dichiarazione è sempre previsto. Questo obbligo non solo consente il monitoraggio fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma determina anche l’applicazione dell’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie Estere) su alcune somme. Gli strumenti soggetti a questa disciplina includono depositi, conti correnti e investimenti esteri.
Chi detiene conti all’estero deve compilare il quadro RW del modello Redditi o, a partire dal 2024, il nuovo quadro W del modello 730. Questi quadri sono utilizzati per il monitoraggio fiscale e per il calcolo di imposte come IVAFE e IVIE. L’obbligo scatta per conti con una giacenza media superiore a 5.000 euro o con un valore massimo giornaliero che supera i 15.000 euro. Il quadro RW è richiesto anche per investimenti finanziari esteri. Nel caso del modello 730, il quadro W introduce un approccio più diretto, includendo anche le cripto-attività e semplificando l’adempimento per i contribuenti.
Le soglie e gli obblighi da rispettare
Gli obblighi di dichiarazione variano a seconda delle soglie. Per una giacenza media superiore a 5.000 euro, è necessario dichiarare il conto ai fini IVAFE. Per conti con un valore massimo superiore a 15.000 euro, l’obbligo riguarda invece il monitoraggio fiscale. Se entrambe le condizioni sono soddisfatte, la compilazione deve essere completa. La mancata dichiarazione può portare a sanzioni amministrative, rendendo fondamentale il rispetto delle soglie e l’uso corretto dei quadri RW o W.
La mancata compilazione dei quadri RW o W comporta sanzioni significative. Se la dichiarazione è tardiva ma inviata entro 90 giorni, la sanzione è di 250 euro. Per omissioni più gravi, le penalità variano dal 3% al 15% delle somme non dichiarate per conti in Paesi non in Black List, e dal 6% al 30% per conti in Paesi in Black List. Tali importi possono rapidamente raggiungere migliaia di euro, sottolineando l’importanza di una corretta gestione fiscale delle attività estere.