Ipotesi scambio prigionieri: oligarca libero in cambio del battaglione Azov

Si tratta sul destino del battaglione Azov, prigioniero dei russi. Per i separatisti del Donetsk, filorussi, dovranno essere inevitabilmente processati

All’orizzonte si profila un nuovo scontro tra russi ed ucraini  sul destino dei combattenti del battaglione Azov, che hanno lasciato l’acciaieria, e, da prigionieri,  essere evacuati in territorio controllato dalle milizie filo-russe. Secondo gli ucraini la decisione di “salvare la vita del personale” è arrivata direttamente dal presidente Volodymyr Zelensky. Per Mosca, invece, si sono semplicemente arresi. “Saranno trattati secondo le leggi internazionali” ha assicurato il Cremlino. Ma lo scambio, con i prigionieri di guerra russi, a cui Kiev si dice “costretta”, potrebbe non avvenire agevolmente. Insomma il futuro della guerra potrebbe  dipendere da Azovstal.

Dalle conseguenze della caduta dell’acciaieria, diventata il simbolo della resistenza ucraina.  La resa ha segnato la definitiva presa di Mariupol da parte dei russi. Ma Volodymyr Zelensky è tornato ad aprire al negoziato con Mosca. Spiegando che il conflitto si può anche vincere sul campo, ma «si concluderà definitivamente con la diplomazia». E sul battaglione Azov ha promesso: «Li porteremo a casa. Questo è quello che dobbiamo fare con i nostri partner che si sono presi la responsabilità».

SCAMBIO DI PRIGIONIERI: IN BALLO L’OLIGARCA MEDVEDCHUK

Nella trattativa ancora in divenire intanto si è inserito il nome dell’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk. È stato arrestato lo scorso aprile in un blitz degli uomini dell’intelligence di Kiev. Il negoziatore russo Leonid Slutsky, capo della commissione Esteri della Duma russa, ha spiegato che la Russia valuterà «la possibilità» di uno scambio di prigionieri con l’Ucraina tra l’oligarca considerato vicino a Vladimir Putin e i combattenti del battaglione Azov. Nel frattempo,  proprio ieri, 21 maggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadiva alla stampa che uno scambio di prigionieri con i soldati della Azovstal sarebbe stata una condizione imprescindibile per la ripresa dei negoziati con Mosca.

Contemporaneamente il leader dei separatisti filorussi del Donetsk, Denis Pushilin, ha negato possa esserci l’ipotesi di poter liberare i combattenti ucraini che sono usciti dall’acciaieria Azovstal. Perché, ha detto, è «inevitabile» un processo davanti a un tribunale russo. Un destino che secondo Pushilin sarebbe chiesto a gran voce «dai cittadini e dalla società».  È evidente che il destino dei quasi 2.500 combattenti rimasti per mesi della acciaieria-bunker Azovstal, e fatti prigionieri dopo la resa ordinata dallo Stato maggiore di Kiev,  è ancora tutto da decidere.