Il brutale assassinio del docente francese Samuel Paty, decapitato da un giovane di origini cecene nei giorni scorsi a Conflans-Sainte-Honorine, alla periferia di Parigi, per aver mostrato in classe le caricature di Maometto, come prevedibile, sta registrando conseguenze importanti nelle relazioni tra la Francia e i Paesi islamici, a seguito delle dichiarazioni del capo dell’Eliseo Emmanuel Macron.
Dopo la spietata esecuzione del professore – contro il quale era stata emessa una fatwa – il presidente ha annunciato una stretta, in Francia, sull’Islam radicale.
In particolare, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha decretato lo scioglimento delle associazioni estremiste e la Polizia ha perquisito le abitazioni di decine di militanti islamisti, non necessariamente in relazione alle indagini, con la volontà di lanciare un messaggi preciso: nessuna tregua per i nemici della Repubblica.
Parole e interventi che hanno provocato l’immediata reazione del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, che ha invitato l’omologo francesce a sottoporsi a una visita psichiatrica, richiamando l’ambasciatore da Ankara per consultazioni.
Ad accendere la disputa, anche le misure del governo francese che incrementano i controlli sui luoghi di fede e le associazioni, e le azioni che rafforzano la laicità.
“Cosa dire di un presidente che tratta milioni di seguaci di un’altra fede in questo modo – ha sbottato il leader turco – se non che ha bisogno di recarsi da uno psichiatra? “.
“Dalla Turchia non accettiamo insulti – ha risposto Macron – semmai chiediamo al presidente Erdogan un cambio di passo e la presa di distanza da politiche pericolose”.