Una strage silenziosa, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito “una ferita sociale che lacera il Paese”.
Gli infortuni sul lavoro e le morti bianche continuano, purtroppo, a rappresentare un fenomeno rilevante in Italia, come testimoniano le cifre diffuse dall’INAIL : soltanto nei primi otto mesi del 2020, le denunce di casi mortali sono state ben 823, registrando un incremento di 138 unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari al 20,1 % in più.
Un aumento che, secondo l’Istituto, sarebbe in larga misura addebitabile al numero di decessi avvenuti a causa del Covid 19, che ha avuto drammatiche ripercussioni sulla salute dei lavoratori.
Proprio a causa dell’infezione in atto, la settantesima edizione della Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, che quest’anno viene celebrata domenica 11 ottobre, si svolgerà in tono minore, senza cortei o iniziative sociali : la forza del messaggio, però, rimane inalterata, e ribadisce la necessità di non abbasstare la guardia rispetto a un fenomeno che colpisce soprattutto il settore industriale e quello agricolo.
La Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro è stata istituita dall’ANMIL ( https://www.anmil.it/), l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, che la celebra ogni anno, puntando molto sulla testimonianza di invalidi e superstiti; istituzionalizzata nel 1998 con un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ricorre tradizionalmente in occasione della seconda domenica del mese di ottobre e si svolge in tutta Italia sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Secondo Zoello Forni, presidente nazionale dell’ANMIL, occorre un intervento legislativo per invertire il trend.
“Le gravi carenze del Testo Unico Infortuni, che risale al 1965 – afferma – sono inaccettabili, anche perchè la legge ignora completamente alcune categorie di familiari e stretti congiunti, non prevede alcun supporto psicologico e non garantisce un effettivo reinserimento lavorativo né per i soggetti infortunati che rimangono invalidi né per i superstiti dei caduti sul lavoro».
In Sicilia, nel solo mese di settembre 2019, sono state registrate 2.020 denunce d’infortunio; erano state 1.857 nello stesso periodo del 2018. A Palermo si è passati dalle 402 denunce del settembre 2018 alle 478 del settembre 2019. L’impennata riguarda anche i casi mortali che in Sicilia, dai 49 del periodo compreso tra gennaio e settembre del 2018, passano ai 56 registrati nello stesso periodo del 2019.
Nel capoluogo siciliano, i caduti sul lavoro tra gennaio e settembre del 2019 sono stati 17, ovvero 4 in più rispetto allo stesso periodo del 2018.
La situazione è drammatica anche sul versante delle malattie professionali : nel territorio regionale, infatti, si è passati dalle 1.123 denunce del periodo compreso tra gennaio e settembre del 2018 alle 1.193 registrate nello stesso periodo del 2019.
A Palermo i casi di malattia professionale sono pari a 195 per nei primi nove mesi del 2019; erano stati 155 nel medesimo periodo del 2018.