Nel nuovo Dpcm Italia divisa in tre aree in base all’indice Rt: undici regioni a rischio

Misure più o meno restrittive in base alle are previste. Oggi le ultime decisioni ed oggi o domani ci sarà la firma di Conte. Basterà un’ordinanza ministeriale per far scattare la fascia successiva

È in arrivo, oggi o domani, il nuovo Dpcm di Giuseppe Conte. Il premier ieri, nei suoi interventi alla Camera ed al Senato ha annunciato che l’Italia sarà suddivisa in tre differenti aree. Tre zone utili per individuare le misure da applicare con il prossimo dpcm. «Il prossimo Dpcm individuerà tre aree corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio» ha detto il presidente del Consiglio. 

 PRIMO LIVELLO NAZIONALE

Il primo dei tre livelli sarà nazionale. Conte ha ricordato che sul territorio nazionale non si segnalano livelli di rischio elevato. Per  questo primo livello sono previste alcune misure restrittive, come il coprifuoco, probabilmente dalle 21, la chiusura dei centri commerciali nei weekend e la didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori. Occorerà ridurre al 50 per cento  la capienza dei mezzi del trasporto pubblico.

GLI ALTRI DUE LIVELLI

Il livello successivo riguarda le Regioni in cui si presenta una situazione più critica, con un Rt tra 1,25 e 1,5, mentre nel terzo livello  sono comprese le Regioni che hanno un rischio ancora più elevato, con Rt sopra l’1,5  tanto da ipotizzare delle zone rosse locali e lo stop a molte attività e agli spostamenti non necessari. A inserire le Regioni in una delle tre aree, come sottolineato  da Conte, sarà un’ordinanza del ministro della Salute. La decisione “dipenderà dal coefficiente di rischio della Regione, dopo la combinazione di diversi parametri. Sempre con ordinanza del ministero della Salute si potrà uscire da un’area a rischio ed entrare in un’altra”. Sarà quindi un meccanismo automatico che porterà il ministro della Salute ad emanare le ordinanze di chiusura alle regioni con l’indice Rt più alto.

LE AREE A RISCHIO E LE 11 REGIONI PIù CRTICHE

Attualmente, sulla base dei dati della scorsa settimana, in undici Regioni e province autonome il dato è superiore alla media nazionale. Le zone a rischio elevato o molto elevato, tra l’1,25 e l’1,5  secondo il monitoraggio settimanale dell’Iss dovrebbero essere: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Quelle che invece rischiano di dover adottare le misure più restrittive, compreso il lockdown generale, sono Lombardia, Piemonte e Calabria che hanno un indice di contagio Rt sopra l’1,5 ma di fatto  anche sopra 2, quindi con  una trasmissione incontrollata del coronavirus. Per loro sono in preparazione dei lockdown locali a livello provinciale per almeno 3 settimane, che vanno dalla limitazione della mobilità individuale fino alla chiusura dell’intera Regione ad eccezione delle attività essenziali. 

LA SICILIA NELLA FASCIA A RISCHIO

Come visto la Sicilia rientra nella seconda fascia  in quella dove saranno applicate maggiori misure restrittive rispetto a quelle nazionali, ma non da zona rossa. Pertanto oltre a  tutte le disposizioni previste in campo nazionale,  ci potrebbe essere la chiusura totale di bar, ristoranti, pizzerie e gelaterie, che  probabilmente potranno continuare a vendere cibo da asporto o consegnarlo a domicilio. In tarda serata si discuteva ancora se abbassare le saracinesche anche di barbieri, parrucchieri e centri di bellezza. Comunque in queste zone ci si potrà continuare a muovere liberamente fino al nuovo coprifuoco delle 21, e per quanto riguarda la didattica a distanza sarà attuata solamente per tutti gli  degli studenti di licei, istituti tecnici e professionali.