Italia Viva mette in crisi Orlando: in bilico gli assessori renziani

Il Professore tira dritto ed annuncia un Amministrazione di minoranza. Se le dimissioni non sono un opzione, che scelte rimangono al primo cittadino?

Orlando

Per Leoluca Orlando e la sua maggioranza, ormai sempre più relativa, è l’ora più buia di questa consiliatura. Il Professore non si aspettava di certo un simile colpo di coda da parte di Italia Viva, anche alla luce del fatto che, meno di un mese fà, il primo cittadino palermitano aveva concesso, proprio al movimento renziano, un secondo assessorato, quello al Verde e Giardini.

Ed invece proprio il gruppo a cui il sindaco aveva dato fiducia, si è dissociato dalla sua azione politica, mandando in frantumi la maggioranza per l’ennesima volta sul piano triennale delle opere pubbliche. Se per il bilancio consolidato si diede la colpa a problemi informatici, in questo caso le scuse stanno a zero: Orlando non ha al momento i numeri a Sala delle Lapidi.

Un Amministrazione che affoga come un marinaio disperso nell’oceano alla disperata ricerca di una roccia a cui aggrapparsi. Ma chi potrà mai rappresentare lo scoglio salvezza per il primo cittadino? Una domanda legittima, anche considerando le numerose emergenze a cui l’Amministrazione dovrà dare risposta: dai ponti da ristrutturare al caso Rap, passando i conti delle partecipate e il possibile aumento della Tari. Senza voler fare l’elenco completo insomma, di problemi che aspettano una soluzione ce ne sono tanti.

LA SPACCATURA DI ITALIA VIVA

Trovare un gruppo sostituto di Italia Viva non sarà comunque impresa facile. Il movimento renziano ha una forza non da poco all’interno del consiglio comunale e della Giunta. Basti pensare alla presenza, all’interno dell’esecutivo di Orlando, di ben due assessori, ovvero Leopoldo Piampiano e il già citato Toni Costumati.

E proprio dai due assessori di Italia Viva è arrivato il segnale di una spaccatura ormai insanabile. Ciò con la mancata firma sul comunicato con il quale Orlando ha attaccato senza mezzi termini i franchi tiratori della sua maggioranza, dopo l’ennesima sconfitta di giovedì in Consiglio Comunale.

Si assiste al ripetersi di voti ‘anomali’ da parte di consiglieri comunali – si legge nella nota trasmessa giovedì – che pure affermano di condividere e sostenere le scelte strategiche e l’operato dell’Amministrazione e che sono rappresentati all’interno della Giunta comunale. Si tratta evidentemente non di più di episodi, ma di scelte che riteniamo inaccettabili. Frutto di un approccio ai rapporti interni alla coalizione, che rischia di causare danni insostenibili e forse irreversibili alla città“.

IL PESO DEI RENZIANI

Ma al di là dei due alfieri in Giunta, Italia Viva può certamente contare anche su un gruppo di consiglieri comunali molto nutrito. Sono cinque infatti gli alfieri renziani a Palazzo delle Aquile, ai quali si potrebbero aggiungere anche i tre del gruppo di Sicilia Futura. Una vicinanza, quella fra le due rappresentanze consiliari, sottolineata anche da una nota congiunta emessa nella giornata di sabato. Nel documento, sottoscritto dai capigruppo Dario Chinnici e Giovanni Inzerillo, non si sono lesinate critiche al primo cittadino palermitano.

Se il sindaco Leoluca Orlando vuole cercare i responsabili delle bocciature di alcuni atti di giunta, come il Piano triennale delle opere pubbliche o il bilancio consolidato, guardi all’interno della sua giunta. Italia Viva non farà da capro espiatorio per coprire le colpe politiche di altre componenti della maggioranza che, nel frattempo, sono già in campagna elettorale anziché pensare alla città“. 

Oltre a due assessori in giunta e agli otto consiglieri comunali complessivi, quello che colpisce è il ruolo che il movimento, diretto in Sicilia da Davide Faraone, gioca nelle commissioni consiliari. Ben quattro quelle che vantano una presidenza di stampo renziano: la III (Paolo Caracausi), la IV (Giovanni Inzerillo), la V (Francesco Bertolino) e la VI (Ottavio Zacco). A ciò si aggiunge anche la presenza di spessore del presidente del Consiglio Comunale Totò Orlando, recentemente inglobato dal gruppo. Un elemento che evidenza quantomeno la lungimiranza politica di un movimento che però deve adesso trovare la sua dimensione all’esterno dell’alveo della maggioranza di Orlando, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto.

LA VISIONE DI ORLANDO

Attraverso un video pubblicato sui social, è proprio Leoluca Orlando a chiarire la propria visione dell’attuale crisi della sua Amministrazione.

“Io mi sono guardato allo specchio e vado avanti, chi ritiene esca pure da questa maggioranza non chiara – ha dichiarato il primo cittadino –. Questo comportamento ambiguo di Italia Viva finisce per far fare cattiva figura anche alla maggioranza. Chi esce dalla maggioranza si assume la responsabilità di avere tradito gli elettori. Meglio un governo di minoranza che questa situazione”.

“La proposta di dare vita ad un governo sulla falsa riga del governo Draghi è irricevibile – continua Orlando -. Sia perché nel 2017 i palermitani hanno votato una maggioranza chiara cosa che non è successa a Roma perché il sistema parlamentare è diverso. Sia perché quel modello significherebbe portare anche la Lega in giunta e Palermo ha fatto scelte per i diritti che vanno in direzione opposta rispetto ai principi della Lega. Questa città esprime valori che non appartengono a quella lista”.

I POSSIBILI SCENARI PER ORLANDO E LE FORZE POLITICHE

A questo punto però, si accende la “griglia” dei possibili scenari politici. Di carne al fuoco, politicamente parlando, ce ne sta parecchia. L’attuale spaccatura politica in seno alla maggioranza di Orlando aggiunge quel tanto di sale che basta per iniziare a parlare seriamente di equilibri e di rapporti di forza. Inoltre, a speziare un pò il piatto è il contorno fornito dal futuro, ma nemmeno tanto, del contesto elettorale delle amministrative del 2022.

La sensazione è che tutti i soggetti coinvolti in prima persona, almeno per il momento, siano un pò con due piedi in una scarpa. L’equilibrio precario attuale, da un lato, e il prossimo appuntamento elettorale dall’altro pongono tante domande sul futuro politico non solo di Palermo ma anche della Regione Siciliana.

Volendo parafrasare la questione a livello culinario, la domanda che si stanno ponendo gli spin doctor dei vari partiti è: “lasciamo ancora a rosolare la carne al fuoco o è già il tempo di servirla al sangue sul tavolo?”.

I PROTAGONISTI DELLA CRISI: ORLANDO E ITALIA VIVA

L’unico certo del proprio destino è proprio Leoluca Orlando. Il Professore sa bene che alla fine di quest’ultimo mandato non potrà comunque ricandidarsi a sindaco. La volontà però è quella di chiudere la propria esperienza politica nel capoluogo siciliano con un’immagine quantomeno positiva, lasciando qualcosa da cui ripartire anche al suo futuro successore.

A livello partitico però, l’incertezza regna sovrana. A cominciare proprio da Italia Viva che, uscendo di scena dalla maggioranza, si pone in una posizione antitetica rispetto agli alleati di coalizione del PD. Davide Faraone dovrà ponderare bene le proprie scelte, pensando alle prossime mosse. Possibile riprendere il dialogo, già intrapreso a Roma, con le forze “responsabili”, creando una sorta di “polo dei moderati”. Una soluzione che potrebbe trovare più di qualch adepto, anche per creare un ago della bilancia in caso di possibile ballottaggio.

LE SCELTE DEL PD: TUTTO A SINISTRA O SVOLTA CIVICA?

Ed è proprio l’area Dem la prima ad essere stata consultata da Orlando, anche in vista del futuro prossimo. Il Partito Democratico è sicuramente chiamato ad una scelta crocevia che non si limiterà di certo alle prossime comunali. Da un lato si pone la possibilità di fare un asse tutto a sinistra, provando a ricucire con Italia Viva e coinvolgendo, oltre all’attuale maggioranza, anche Più Europa. Il movimento di Emma Bonino può contare a Palermo su un nome di spicco come quello di Fabrizio Ferrandelli che, insieme a Cesare Mattaliano, sta preparando il proprio cronoprogramma in vista dell’appuntamento del 2022.

Dall’altro si apre la strada verso il civismo, richiamando l’asse nazionale intrapreso in diversi contesti politici con il Movimento 5 Stelle. Proprio l’entourage grillino ha inoltrato una nota in cui parla di “opposizione responsabile” ad Orlando.

Nel 2017 ci siamo presentati alla città con un progetto alternativo a Orlando e alle destre, e oggi, dopo 4 anni a Sala delle Lapidi, restiamo coerenti con il mandato che gli elettori ci hanno affidato. Opposizione costruttiva, ma pur sempre opposizione. Non siamo stati – nè mai saremo – la stampella di nessuno. Ogni votazione è stata sempre improntata al senso di responsabilità e guardando al merito delle proposte, con la consapevolezza che ciascun provvedimento del Consiglio comunale ha dirette refluenze sulla vita dei cittadini, e così continuerà ad essere. Noi per Palermo – conclude la nota – sogniamo di meglio e siamo già al lavoro per costruire una proposta alternativa solida per la nostra amata città“.

Ad un’alternativa civica potrebbe guardare con interesse anche il gruppo di Sinistra delle Idee. Il movimento, capitanato da Ninni Terminelli, ha avuto nelle scorse settimane un tavolo di confronto proprio con la rappresentanza pentastellata.

IL CENTRODESTRA COMPATTO: “ANDIAMO A VOTARE”

Ad avere un quadro chiaro della situazione è invece il centrodestra, che nei giorni scorsi ha inoltrato un comunicato firmato congiuntamente da tutti i capigruppo.

“Palermo non merita di assistere all’indecoroso balletto politico del sindaco Orlando e dei suoi attuali ed ex alleati. La maggioranza non ha più i numeri e il centrodestra chiede di tornare subito al voto. Non c’è altra strada per salvare la città dal baratro”.

Igor Gelarda (Lega), Elio Ficarra (Udc), Francesco Scarpinato (Fratelli d’Italia), Giulio Tantillo (Forza Italia) e Claudio Volante (Diventerà Bellissima) hanno quindi palesato la volontà di andare al voto, sfruttando la compattezza della coalizione non solo a livello comunale ma anche sul fronte regionale. Elezioni che comunque non sembrano proprio dietro l’angolo, sia per le misure restrittive legate alla pandemia che per la necessità di trovare un nome spendibile e vincente.

Una riflessione necessaria, quella sul futuro candidato sindaco. Un nome che sarà chiamato a fare da trade union fra le varie forze chiamate in causa. Trovare l’accordo sul nome del candidato a Palermo significherà, con ogni probabilità, sviluppare un baricentro comune anche per le prossime regionali. Elezioni che seguiranno le amministrative di qualche mese. Le sensazione è che quindi il capoluogo possa trasformarsi in un laboratorio politico per testare eventuali alleanze e futuri rapporti di forza, anche all’interno delle stesse coalizioni.