La Cassazione sul crocefisso nelle aule: «Le scuole decidano in autonomia»
La sentenza della Cassazione ha stabilito che l’affissione del crocefisso «non costituisce un atto di discriminazione nei confronti di chi non la condivide». Ma la scuola deve trovare una soluzione che rispetti il suo punto di vista
La legittimità dell’esposizione del crocefisso nelle aule da decenni contrappone cattolici e laici, dando vita ad una infinita controversia. Adesso le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno dato con una sentenza il loro parere, e questo dovrebbe porre fine alle discussioni. La via maestra indicata dalla Corte Suprema è quella dell‘«accomodamento ragionevole», del confronto, della «ricerca, insieme, di una soluzione mite, intermedia, capace di soddisfare le diverse posizioni», senza neppure escludere, in caso di richiesta, la possibilità di esporre simboli di altre religioni.
UNA VICENDA INIZIATA NEL 2008
Il lungo iter giudiziario, oggi concluso, l’aveva avviato un insegnante di Terni, che durante le sue lezioni soleva rimuovere il crocifisso dalla parete della sua aula scolastica. Crocefisso che invece il dirigente dello stesso Istituto aveva imposto Adesso la sentenza stabilisce che negli anni 2008 e 2009 il dirigente aveva torto. Quando, aderendo alla decisione presa a maggioranza dall’assemblea degli studenti di una terza classe, aveva ordinato l’esposizione del crocefisso in quell’aula scolastica. Senza cercare un «ragionevole accomodamento» con la posizione manifestata dal professore dissenziente che, durante le sue lezioni, rimuoveva sistematicamente la croce, reclamando il rispetto della propria libertà di insegnamento e di religione.
«NESSUNA COMPRESSIONE DI LIBERTÀ PER IL PROFESSORE DISSENZIENTE»
Tuttavia ─ ha sottolineato la Cassazione ─ il professore dissenziente non poteva lamentare una compressione della sua libertà di religione. Dal momento che il Crocefisso resta un simbolo passivo. Perché non implica alcun atto di adesione. E la libertà di insegnamento di un docente non ne rimane toccata. Quel simbolo, che appartiene alla tradizione culturale del popolo italiano ─ hanno osservato i giudici ─ non interferisce con la possibilità di ciascun insegnante di manifestare le proprie convinzioni religiose, financo criticandone davanti alla classe, in modi adeguati, il significato e la stessa presenza. In definitiva, la circolare del dirigente scolastico era illegittima perché “ordinava” l’esposizione del crocifisso senza percorrere la strada del confronto e della mediazione. La conseguenza di questa sentenza è che parte della sanzione disciplinare che era stata inflitta al docente dissenziente è stata invalidata.