Home Dall'Italia La guardia giurata: «La polizia mi disse di non trattenere Denise»

La guardia giurata: «La polizia mi disse di non trattenere Denise»


Pippo Maniscalco

La guardia giurata che forse vide per l’ultima volta Denise Pipitone a Milano davanti ad una banca ha raccontato a Domenica Live cosa è successo 17 anni fa

Felice Grieco, la guardia giurata che forse nell’ottobre 2004 avvistò per l’ultima volta Denise Pipitone a poche settimane dalla scomparsa, è intervenuto a Domenica Live. «Il 113 disse di non fermarla ─ ha raccontatato ─, perché sul posto stava arrivando una volante e avrebbero verificato loro. Io ho provato a portare la bambina in rosticceria, ma è stata trattenuta».

PARLA LA GUARDIA GIURATA

La guardia giurata, che ancora oggi dice di vivere nei rimorsi, negli studi di Mediaset ha detto: «Era lunedì 18 ottobre, e fui invitato dal direttore della banca in cui prestavo servizio ad allontanare un ragazzino che suonava con una piccola fisarmonica. Era con un gruppetto di rom ─ ha aggiunto Grieco ─. Io allontanando il ragazzino lo seguii . Appena svoltato l’angolo della banca vidi un’altra donna con questa bambina. Erano due donne, un uomo e una bambina. Questa bambina era troppo incappucciata, poi ho subito notato una forte somiglianza con Denise. Appena mi sono reso conto che potesse trattarsi di lei, ho iniziato a pensare a cosa fare. E ho chiamato il 113», ha spiegato l’uomo a Barbara D’Urso.

NON È RIUSCITO A TRATTANERE LA BAMBINA

Ma, ricorda Felice Grieco, l’intervento non fu tempestivo. Nel frattempo la donna chiamò quella bambina “Danis” e la piccola rispose “Dove mi porti?”. «Ho capito che stavano andando, ed ho richiamato il 113 ─ spiega la guardia giurata ─. Ho chiesto di essere autorizzato a fermarle, mi è stato risposto: Assolutamente no, perché stava arrivando una volante». Di fatto non riuscì a trattenere la bambina. «All’inizio Piera Maggio è stata dura con me – ha aggiunto l’uomo – mi disse che avrei dovuto fare di più perché era lì a pochi metri da me, poi ci siamo chiariti perché le hanno spiegato che non avrei potuto fare di più di quello che ho fatto».

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