Questa mattina 20 gennaio gli uomini della squadra mobile di Napoli hanno portato nel carcere di Poggioreale da Nicola Giuseppe Moffa, 19 anni, considerato un boss emergente del clan Contini. Mercoledì sera a Napoli si era miracolosamente salvato, rimanendo soltanto lievemente ferito a una gamba, dall’azione di un commando composto da otto persone che aveva esploso ben 80 colpi di pistola e mitra anche contro la sua abitazione nel quartiere Case Nuove, nei pressi della stazione centrale della città. Un proiettile vagante aveva anche colpito una passante, una donna di 68 anni ferita di striscio. A sparare al meno due pistole, calibro 40 e 9.19, e, molto probabilmente, anche una mitraglietta. Un volume di fuoco da guerra civile.
Giuseppe Moffa è accusato di tentato duplice omicidio aggravato dal metodo mafioso. Secondo gli investigatori l’11 dicembre scorso Moffa avrebbe organizzato un agguato che aveva come obiettivo Ciro Vecchione, altro giovanissimo esponente della criminalità locale, vicino al clan del Rione Sanità. Vecchione nel 2019 aveva anche recitato una parte nel film “La paranza dei bambini”. La sera dell’agguato Vecchione era con la fidanzata all’interno di una Smart. Entrambi erano rimasti feriti. L’agguato di mercoledì contro Moffa, per cui sono state già fermate cinque persone, secondo i magistrati della procura di Napoli sarebbe la risposta a quell’azione.
Secondo la procura a Napoli ci sarebbe una situazione potenzialmente esplosiva, dovuta con ogni probabilità a contrasti tra due gruppi criminali che si contendono il controllo di pezzi di territorio all’interno della città. Insomma una guerra tra clan, dalle conseguenze difficilmente prevedibili; considerate anche le modalità degli agguati, avvenuti in pieno centro e in mezzo alla gente, senza preoccuparsi del pericolo di colpire chi nulla ha a che fare con gli affari dei clan camorristici.
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