Cronaca di Palermo

La mafia tra Palermo e New York, il “metodo” del boss usato oltreoceano: i NOMI degli arrestati | VIDEO

Sette fermi d’indiziato di delitto nei confronti di altrettanti indagati, attivi nei territori di Partinico, Borgetto e Torretta. È il risultato dell’operazione congiunta che ha visto in campo agenti speciali dell’ F.B.I. ed investigatori del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Palermo e della locale SISCO, coadiuvati da personale specializzato dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile e del reparto volo Stamani la Polizia di Stato.

17 arresti tra Palermo e New York

Su delega della DDA della Procura della Repubblica di Palermo stamani è stato così eseguito il provvedimento nei confronti dei sette individui ritenuti responsabili, a diverso titolo, dei delitti di associazione mafiosa e di altri reati connessi. A New York la competente articolazione FBI  ha eseguito analoghe misure restrittive a carico di 10 soggetti. Sono indagati per associazione per delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta.

In Sicilia è finito in manette Francesco Rappa, nato a Palermo (81 anni), che secondo l’accusa avrebbe assunto la reggenza del mandamento di Borgetto, collegato a quello di Partinico. E poi Giacomo Palazzolo, nato a Balestrate (77 anni), Giovan Battista Badalamenti, nato a Torretta (69 anni), Salvatore Prestigiacomo, nato a Palermo (50 anni), Isacco Urso, nato a Verbania (40 anni), Salvatore Prestigiacomo, nato a Palermo (54 anni) e Maria Caruso, nata a Palermo (39 anni).

La mafia tra Palermo e New York, il blitz di Polizia e FBI

L’operazione si inserisce in più vasto contesto investigativo ed esecutivo che ha visto il coinvolgimento di investigatori della Polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation in una complessa ed articolata indagine avviata sui componenti della famiglia Gambino di New York e alcuni referenti italiani del medesimo sodalizio ancora attivi in Sicilia.

Le indagini congiunte, avviate nell’aprile 2021 e supportate dal consolidato rapporto di collaborazione tra il Servizio Centrale Operativo e l’F.B.I., sono state progressivamente corroborate da un costante scambio info-investigativo e da una serie di servizi di osservazione transfrontaliera implementati sull’asse Palermo-Roma-New York. Hanno così dimostrato l’ultrattività del mandamento mafioso di Partinico, storicamente legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice, risalente agli anni ‘90, venne supportata dai “corleonesi” di Totò Riina.

Il legame tra Usa e Sicilia

Le indagini hanno documentato, in particolare, la cifra criminale di alcuni anziani maggiorenti della famiglia mafiosa di “Torretta” già emersi sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come “Pizza Connection” e “Iron Tower”, facendo rilevare, sul fronte americano, anche il ruolo di taluni esponenti di spicco de La Cosa Nostra Americana (LCA) legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019.

In tale ambito, è stata accertata la solidità dei rapporti esistenti tra le due consorterie sull’asse USA-Italia, emergendo l’interessamento americano per le vicende organizzative di cosa nostra siciliana e venendo in rilievo anche una serie di dinamiche legate alla reggenza del mandamento mafioso di Partinico.

Condotte estorsive nei cantieri edili della Grande Mela

Le indagini dell’FBI hanno documentato una variegata serie di condotte estorsive attuate nel settore dei cantieri edili della Grande Mela dagli odierni destinatari delle misure restrittive disposte negli USA. Questi si sarebbero giovati anche della manovalanza delle gang metropolitane locali.

In questo contesto alcuni degli indagati di origine italiana hanno peraltro evocato pregressi episodi di estorsione in danno di ristoratori di origini siciliane insediati a New York, richiamando, a tal proposito, l’azione di impulso e di intermediazione assicurata in Sicilia dai maggiorenti mafiosi locali, in grado di esercitare pressioni nei confronti dei familiari delle stesse vittime tuttora residenti nell’area del mandamento di Partinico.

Il metodo estorsivo suggerito dall’anziano boss

Il collegamento tra LCA e “cosa nostra” siciliana si è quindi sostanziato anche della trasposizione negli USA del “metodo” estorsivo suggerito dall’anziano boss partinicese, laddove gli indagati americani si convincevano dell’opportunità di accontentarsi di somme più esigue e di abbandonare le azioni cruente demandate alle menzionate gang, allo scopo di fidelizzare gli estorti nella vantaggiosa prospettiva di un più “morbido” e duraturo assoggettamento.

Nell’area territoriale di riferimento, gli odierni indagati hanno dimostrato di mantenere un’accentuata capacità di controllo del territorio, disvelando anche una serie di dinamiche connesse alla gestione di un fiorente traffico di stupefacenti ed alla conduzione di reati predatori “autorizzati” dal reggente locale.

In occasione dell’esecuzione congiunta delle previste misure restrittive – avvenuta in simultanea a New York e Palermo a partire dalle prime ore odierne (ore 4.00 di New York e ore 10.00 in Italia) – è stato previsto anche il reciproco impiego di investigatori italiani ed americani, intervenuti in qualità di “osservatori” sugli opposti scenari operativi.

Il provvedimento di fermo di indiziato di delitto adottato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo a carico dei 7 indagati si basa sui gravi indizi di colpevolezza e su un quadro indiziario emerso nel corso delle attuali indagini, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertate in sede di giudizio.

 

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Redazione PL