La mamma che si è lanciata dal nono piano con la figlia di sei anni in braccio, uccidendola, era ossessionata dai lavori del Superbonus 110. È ciò che emerge dall’interrogatorio effettuato all’ospedale Bufalini, dove Giulia Lavatura è piantonata in stato di arresto. La donna, come riporta Il Resto del Carlino, nel suo ‘testamento’ pubblicato su Facebook, ha scritto che “600 mila euro erano troppi per me, anche mia figlia sarebbe stata indebitata e io non potevo lasciarla in questa situazione”.
Secondo le ricostruzioni, i lavori con il Superbonus non erano quelli del palazzo dove la famiglia viveva e dove si è consumata la tragedia, ma quelli per una casa a Bagnacavallo, che i due coniugi hanno in comproprietà, e che preoccupavano anche il marito. In realtà pare che i lavori per questa casa erano a buon punto, e il supposto debito, come da prassi, le sarebbe stato restituito nel tempo.
Il problema dei soldi, insomma, avrebbe contribuito ad esasperare una mente resa già fragile dall’interruzione delle cure. Ecco cosa ha detto Giulia Lavatura al Pm Stefano Stargiotti: “È un pensiero che avevo dal 22 dicembre. Io e mio marito eravamo stressati per i bonus, anche se avevamo ottenuto la cessione del credito. Abbiamo visto nell’applicazione che non erano stati caricati nemmeno i nostri documenti”. Queste le parole riportate dal Resto del Carlino. Per l’avvocato della donna, il cui arresto è stato convalidato, quei lavori sarebbero stati la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”.
A Giulia Lavatura, ricoverata all’ospedale Bufalini di Cesena, il giudice ha applicato una misura cautelare in clinica, valida fino alle dimissioni e poi alla Psichiatria di Ravenna. Nell’ordinanza il giudice ha rilevato che il rischio di un gesto estremo è alto. L’avvocato delle difesa Massimo Ricci Maccarini ha anticipato che a breve presenterà formale richiesta di perizia psichiatrica. Sul caso, già alcuni psichiatri si sono fatti avanti offrendo collaborazione gratuita.