La rivelazione: Contrada tradì Falcone

L’attentato all’Addaura nei confronti del giudice Giovanni Falcone fu organizzato con il tradimento di Bruno Contrada, lo ammette Saverio Lodato durante il programma tv Atlantide

Durante il programma televisivo “Atlantide” condotto da Andrea Purgatori sul canale La7, il giornalista Saverio Lodato rivela che l’alto funzionario delle forze dell’ordine, traditore di Giovanni Falcone, è stato  Bruno Contrada.

“Questa confidenza mi è stata fatta direttamente dal magistrato ucciso dalla Mafia nella strage di Capaci”.

Giovanni Falcone confidò a Saverio Lodato il nome di chi guidava la mafia, a seguito del fallimento dell’attentato all’Addaura nell’estate 1989, drammatico evento in cui Falcone capì che qualcuno lo stava tradendo. Ieri sera a distanza di 28 anni, questo nome è stato rivelato al pubblico.

Secondo quanto detto da Lodato, i due ebbero un colloquio, chiesto proprio da Falcone.
Gli chiesi chi fossero le ‘menti intelligentissime e raffinatissime’ che guidavano la mafia e a cui lui aveva fatto riferimento dopo il fallito attentato dell’Addaura. Fui molto insistente. Il nome era quello del dottor Bruno Contrada – ha rivelato Lodato – . Ma mi diffidò dallo scriverlo pena più nessun rapporto.

Sarebbe stato Bruno Contrada, ex dirigente del Sisde, la talpa sospetta che si nascondeva dietro a distintivo e uniforme.

“Di fronte ad uno stato d’animo, di fronte a un uomo  che era consapevole di un conto alla rovescia per lui io lo incalzai su quel nome e quei nomi, visto che lui parlava al plurale. Falcone vedeva una mano di pezzi dello Stato e delle istituzioni, lui già non credeva più da tempo  che la mafia avesse decapitato una classe dirigente da sola senza che lo stato italiano fosse in grado di opporsi. Falcone aveva capito che si trovava in un gioco più ampio, quella che successivamente sarebbe emersa come trattativa Stato-Mafia. Oggi, 28 anni dopo, sollecito l’apertura degli archivi italiani e americani sulla trattativa Stato-Mafia, per onorare la memoria di Falcone.

LE PAROLE DEL COGNATO DI FALCONE

A proposito del fallito attentato dell’Addaura, il cognato di Falcone, il magistrato Alfredo Morvillo, ha svelato altri punti ancora oscuri della tragica vicenda.
Nella villa che Falcone aveva affittato per passare l’estate, c’era una borsa piena di esplosivo piazzata sugli scogli, ma qualcosa va storto a e il giudice Falcone non viene ucciso quel giorno.

Il 21 giugno del 1989, Giovanni Falcone non aveva ospiti qualunque, ma il magistrato svizzero Carla Del Ponte e il collega Carlo Lehman, in visita nel capoluogo siciliano per uno scambio di informazioni sui circuiti del riciclaggio del denaro di dubbia provenienza.

IL NARCOTRAFFICANTE OLIVIERO TOGNOLI

“Giovanni commentò il fatto e parlò di menti raffinatissime – dice Alfredo Morvillo – . Le modalità del fatto consentono di ritenere che quell’attentato è stato organizzato da qualcuno dello Stato che lo ha tradito. Carla Del Ponte era a Palermo ma non lo poteva sapere nessuno. Falcone di solito non faceva il bagno, nessuno poteva sapere che quel giorno sarebbe andato lì a fare il bagno. Se quella bomba fosse esplosa sarebbe morto lui e Carla Del Ponte. I due avevano delle conoscenze investigative segrete.

Morvillo allora rivela il nome di Oliviero Tognoli, narcotrafficante lombardo colpito da un paio di mandati di cattura internazionale, uno in Italia e uno in Svizzera, i rispettivi paesi dei due magistrati sotto attacco.

Oliviero Tognoli era sfuggito ad un arresto a Palermo grazie a una “soffiata” di un alto funzionario delle forze dell’ordine, ma le manette lo aspettavano in Svizzera.

Giovanni Falcone subito dopo atterrò a Lugano per interrogare Tognoli con Carla Del Ponte.
Incalzato da Falcone, il narcotrafficante finalemente ammise che lo aveva aiutato un pezzo grosso, appartenente alle forze dell’ordine. Poiché terrorizzato da quel nome, Tognoli rifiutò di metterlo a verbale per poi ritrattare. Morvillo non ha voluto rivelare quel nome, ma poco dopo è stato Lodato a fare il nome del traditore Bruno Contrada.

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