Una figlia non si dimentica e Albano Carrisi lo sa bene. In una lunga intervista al Corriere della Sera, il cantante si è raccontato ripercorrendo la sua carriera e la sua vita, immancabile il riferimento a Romina Power e alla scomparsa dell’amata figlia Ylenia Carrisi.
Per la prima volta Albano ha raccontato quella che per lui è la verità dietro la scomparsa di Ylenia avvenuta nel 1994 a New Orleans.
“Era una ragazza straordinaria. Studiava al King’s College di Londra. Parlava inglese, spagnolo, francese, portoghese (…) Ci accompagnò negli Usa, a girare un docufilm, l’America perduta. Andammo da Los Angeles a New Orleans. E lì fece l’incontro fatale. Gli homeless. Gli artisti di strada. Ricordo un nero, si chiamava Masakela. – poi prosegue – Una sera la compagnia andò al cinema, ma io rimasi con Ylenia perché avevo notato qualcosa di strano. A un tratto cominciò a correre, e io dietro, lei gridava ‘fermate quell’uomo vuole farmi del male’, e quell’uomo ero io, gridavo ‘lasciatemi, è un problema di droga’. Mi seminò, la ritrovai il mattino alle 8. A sua madre disse che aveva rischiato la vita sulle acque del Mississippi”.
E proprio quel Mississippi, secondo Albano, è il vero colpevole della scomparsa di Ylenia.
“Ho ricostruito quella notte ora per ora – rivela Al Bano – Ho parlato con i testimoni. Ho incontrato Masakela, che era stato pure in galera, ma negava di avere colpe. Ho interrogato l’ultima persona che l’ha vista, il guardiano del porto. Era seduta in riva al fiume, lui la avvisò: non puoi stare qui. Ma Ylenia non se ne andava. Il guardiano insistette, allora lei gli disse ‘io appartengo alle acque’, e si tuffò nel fiume, nuotando a farfalla. Ma il Mississippi non perdona. Romina non l’ha mai voluto accettare. Ma è andata così”.
Nessun mistero, nessun sequestro e nessun omicidio, dunque, starebbe dietro la scomparsa di Ylenia, ma solo un tragico “incidente”?
Una donna, Ylenia, piena di vita, piena di sogni, che amava le persone vere e non la gente di plastica come racconta papà Albano: “Al ritorno Ylenia mi dice: papà, ho deciso di scrivere un libro, e per farlo devo andare in Belize, la patria degli homeless. Dissi: va bene, ma prima ti devi laureare, manca poco… Invece andò in Belize, visse in una capanna, un uomo la minacciò, lei si salvò prendendo in braccio un bambino. Così tornò a New Orleans. Diceva che non voleva frequentare gente di plastica”.