Imperversa la polemica a pochissimi giorni dal voto. I candidati a sindaco di Palermo non si risparmiano in fatto di accuse. L’ultima arriva da Roberto Lagalla, che con un post su Facebook addita la compagine avversaria.
“La sinistra ha candidato il figlio di un boss – si legge -. Chi per settimane mi ha definito strumentalmente e velenosamente un pupo ospita nelle proprie liste il figlio di un mammasantissima, in carcere da anni per reati di mafia. La questione morale declinata a questione di opportunità. Per alcuni la clava, per il diretto discendente di un mafioso ospitato nelle patrie galere il tappeto rosso. La miopia della verifica. Si imputa agli avversari politici un deficit di controllo – per altro nel caso di chi è stato candidato 5 anni fa con Orlando impossibile da operare, se non da parte della sola magistratura – e poi si accetta la candidatura del figlio di un boss mafioso. Conosciuto da tutti, perché troppo chiacchierato. Insomma, il doppiopesismo, l’uso strumentale della morale definiscono una certa proposta politica, che adesso è chiamata a spiegare certe affermazioni e scelte”.
Non tardano ad arrivare le risposte dal centrosinistra. “Nella lista Progetto Palermo della sesta circoscrizione è candidato il caporal maggiore capo Nicola Piranio, militare dalla carriera limpida costellata da encomi, che ha rinnegato suo padre, scelta per la quale ci vuole anche un certo coraggio e che merita la stima di tutti noi, come altri hanno dovuto fare nella storia della nostra Sicilia”. A dirlo è il candidato sindaco Franco Miceli, che rincara la dose. “Comportamento ben diverso – prosegue, infatti – da chi apre le porte ai condannati come Dell’Utri e Cuffaro, o da chi mercanteggia voti con i boss di Cosa Nostra”.
“La candidatura di chi, in Forza Italia e in appoggio di Lagalla, oggi cerca i voti di Cosa nostra mettendosi a disposizione dei boss è cosa ben diversa. La verità è che la destra pur di tentare di raccattare voti non guarda in faccia nessuno e che della lotta alla mafia non gli importa assolutamente nulla. È indegno tentare di mettere le due cose sullo stesso piano. Comportamento proprio di chi, con la coscienza sporca e disperato per il crollo di consenso, cerca di confondere gli elettori, che fessi non sono”. Così conclude il candidato della coalizione progressista.
Lagalla tuttavia non ci sta e ribatte. “Miceli conferma ancora una volta la doppia morale che offusca la loro visione della realtà – dichiara su Twitter -. La redenzione, il perdono, l’espiazione dei peccati, valgono solo per gli amici e non per gli avversari politici. Due pesi e due misure“.