Pierfranco Bianchetti se le ricorda tutte. Si muove con padronanza nel mondo cinematografico con la stessa abilità che anima la tastiera del suo pianoforte; la sua passione è il jazz ma non disdegna la classica. Suo padre gli trasmise quest’arte insieme alle doti organizzative cui ha dato massimo risultato. Bianchetti è coraggioso, nella carriera ha raggiunto sempre nuovi traguardi. In questo libro/viaggio intorno alla pellicola ha sbaragliato tutte le leggi della scienza bibliografica, le nostre buone abitudini intellettuali, i paradigmi che ci siamo imposti fino ad ora per classificare e raccontare.
Nel sommario nella prima pagina ha scritto “il coraggio di cambiare” e da buon sociologo qual è ha imposto il suo punto di vista: la donna nel cinema degli anni Settanta è dolce, tenera e ribelle, sa trovare la sua strada nella vita anche con soluzioni amorose anticonformiste. È il caso di Jeanne Moreau nel mitico Jules e Jim di François Truffaut, il cantore dell’amore, di cui l’autore spiega la magia dell’innamoramento. In queste prime pagine ci sarebbe già tutto, un magico mondo coraggioso e sensuale, donne belle oltra l’apparenza raccontano un “diverso rapporto tra uomo e donna”, tra famiglia e ’68. Tra le nuove figure femminili degli anni Settanta troviamo le nostre Monica Vitti, Stefania Sandrelli, Ornella Muti e Mariangela Melato. Già in queste prime quattro pagine l’Autore utilizza con decisione quella capacità chirurgica, come ha anticipato nella prefazione Francesca Comencini: introduce la tesi, segnala il film e le scene più importanti, inquadra l’attrice, il regista e l’attore. Le femmine crudeli e vamp compaiono ai primi del Novecento. Seduttrici anche le italiane Francesca Bertini, Paola Negri, Pina Menichelli, Nita Naldi. Bianchetti ha sempre scherzato sulla spietata analisi della società americana nei film statunitensi,
In realtà qui troviamo davvero tutto il mondo del cinema, quindi attrici danesi, svedesi, tedesche, francesi…
Nel primo capitolo troviamo ben due entusiasmanti pagine dedicate a Barbara Stanwyck. Poi Jan Sterling, “La pupa del gangster”, “La ragazza con la pistola”.
Questo primo capitolo termina con due donne coraggiose, Telma e Louise. Chi non ha visto il film?
Il libro potrebbe terminare a questo punto ma il nostro autore ha una gran voglia di approfondire e, soprattutto, di regalarci tante ore… di appassionante buon cinema.
I capitoli sono ventisei, più di cento gli argomenti, da “Le divine” a “le indimenticabili”, da “Le donne dietro la macchina da presa” alle star sofisticate. Da “Le donne di piacere” all’omosessualità femminile nei film.
Le donne del cinema italiano ci sono tutte, cito solo a titolo d’esempio le registe Lina Wertmüller, Liliana Cavani, Giuliana Gamba, Francesca Comencini (che ha firmato la presentazione), la sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico e poi Francesca Marciano e Stefania Casini, Marina Cicogna,
Alba Rohrwacher, Tina Lattanzi e decine d’altre.
Voglio citare anche le divine Greta Garbo e Meryl Streep, Claudia Cardinale, Jane Fonda, Marlene Dietrich e via via per trecento pagine, foto in bianco e nero e un’avventura irripetibile.
Bianchetti, con l’orecchio del musicista che suona senza spartito, scrive a memoria (incredibilmente invidiabile) e ad alcune dame dedica ritratti appassionanti, più dettagliati; oltre alla già citata Barbara Stanwick, Doris Duranti diva del regime, e le donne di piacere Gina Lollobrigida, Alida Valli, Giulietta Masina, Shirley Mac Laine.
Pierfranco Bianchetti ha scritto questo libro perché “l’altra metà del pianeta cinema” è comunque un mondo chiaro, visibile, con le sue storie e tanto amore. Le cento donne sul grande schermo rappresentano altrettante storie della vita reale. Bianchetti potrebbe raccontarci altre figure del cinema, non solo femminili: finanzieri e imprenditori, per esempio, o medici, avvocati, insegnanti, e via dicendo.
Tenetelo sul comodino e vi risolverà tanti dubbi: per esempio chi era la donna cieca ne “ Gli occhi della notte”? Audrey Hepburn, naturalmente. E l’altra non vedente in “Terrore cieco”? Mia Farrow.
0ppure ricorderete i campeggi giovanili sulla Croisette, quando le ragazze tacitavano i nostri timidi abbordaggi sussurrando fra di loro: “Ils sont des Italiens”.
In quegli stessi anni ‘60 Milano abbondava di cinema di periferia: a Città Studi il Dea, il Pacini, il Plinius, lo Splendor, il Susa, solo per citare un quartiere. Film tanti e soprattutto accese discussioni nelle passeggiate lungo i viali: “tu mi accompagni poi torno con te”.