Qualche giorno fa un gommone è affondato a 30 miglia a nord di Sabratha, fra la Libia e Lampedusa. Nonostante l’intervento della Open Arms, l’unica nave umanitaria impegnata in questo momento nell’attività di ricerca e soccorso dei migranti che fuggono dalla Libia, in sei hanno perso la vita. Ne ha salvato molte decine, ma alcuni non ce l’anno fatta, compreso un bimbo di soli 6 mesi. In un video dai soccorritori di Open Arms si vede e si sente la mamma che piange e si dispera, gridando “I loose my baby”, ho perduto il mio bambino.
In effetti il bimbo era stato soccorso da Open Arms, insieme agli altri naufraghi, ma secondo la Ong spagnola è morto a causa dei ritardi nell’intervento delle autorità europee, che erano state sollecitate perché si prendessero subito carico dei sopravvissuti. Quando sono arrivati i soccorsi richiesti dal personale di bordo della Ong Arms, con cui lavora il team medico di Emergency, Joseph, questo era il nome del bambino, era già morto. Il suo corpo, insieme alla sua giovane mamma, una ragazza della Guinea incinta, è stato trasferito con una motovedetta a Lampedusa.
Ad accogliere il piccolo diversi abitanti dell’isola, anche il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra. Il corpicino del piccolo è stato vegliato e qui sarà sepolto, appena saranno concluse le procedure legate all’inchiesta aperta sul caso dalla procura di Agrigento. Il parroco, Don Carmelo, ha scritto su Facebook: “Caro Youssef. Nei tuoi sei mesi di vita, niente avesti da bambino, né una culla, nè giochi, nè serenità o pace. Ora da bambino non hai nemmeno la bara. Sei mesi e mai hai potuto essere bambino, come la tua mamma giovanissima e già al colmo del dolore. Noi oggi e sempre, qui, siamo la tua famiglia. Ci vediamo in cielo dove saremo bambini per sempre”.